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Tensione Milan, Redbird contro Maldini: il budget c'era ma il mercato è stato tutto sbagliato
Sono ore delicate e cariche di attesa quelle che separano il Milan da una partita che soltanto fino a poche settimane fa poteva essere annoverata come uno dei tanti appuntamenti in calendario nella lunga corsa a tappe per provare a confermare il titolo di campione d’Italia della passata stagione. A San Siro, contro il Sassuolo, i rossoneri si giocano invece molto di più dei semplici 3 punti perché nel frattempo, dopo la vittoria a Salerno nella prima del 2023, sono arrivati cinque gare ufficiali senza vittoria e nelle ultime due sono giunti due autentici tracolli contro Inter e Lazio che hanno fatto sfumare il secondo trofeo stagionale dopo la Coppa Italia e fatto precipitare i ragazzi di Pioli a -12 dalla capolista Napoli. Fin qui la mera cronaca di una situazione ben nota a tutti a Milanello e dintorni, ma a complicare ulteriormente l’avvicinamento al match delle 12.30 di domenica le indiscrezioni sempre più insistenti - raccolte da calciomercato.com - su un clima tutt’altro che idilliaco negli uffici della sede di via Aldo Rossi.
Se la compattezza e l’unità di intenti erano stati il grande punto di forza di un gruppo allargato allo staff di Pioli, a Maldini, Massara e Moncada come responsabili dell’area tecnica e ad un management che nell’ex ad Gazidis aveva trovato l’anello di congiunzione tra squadra e proprietà, da tempo la situazione non sembra essere più così lineare. Paradossalmente la conquista dello scudetto, zenit di un percorso iniziato con questi interpreti nell’estate 2019 - ma decollato effettivamente soltanto dopo la lunga sosta per il lockdown dei primi mesi del 2020 - ha finito per rappresentare più un punto di arrivo che di ripartenza.
Aveva evidentemente idee e una visione complessiva diverse Paolo Maldini, che nella celeberrima intervista alla Gazzetta del maggio 2022 invocava l’innesto di tre giocatori di livello pronti da subito per innalzare il livello della rosa e che, anche nelle più recenti apparizioni televisive, non faceva mistero della difficoltà da parte della proprietà a mettere a disposizione risorse supplementari per la sessione di gennaio. Come ha dimostrato poi il caso Zaniolo. Una presa di posizione pubblica che non ha lasciato insensibile i rappresentanti di Redbird, passati al contrattacco in maniera più diplomatica ma altrettanto ficcante. Senza la necessità di esporsi mediaticamente. Ma soprattutto ricordando al proprio responsabile dell’area tecnica che la scorsa estate sono stati messi sul piatto qualcosa come 50 milioni di euro di budget, dirottato su calciatori che ad oggi non si sono dimostrati all’altezza del compito affidatogli o che comunque non hanno goduto di particolare considerazione da parte di Pioli e del suo staff. Ed evidenziando al contempo l’incapacità di alimentare il tesoretto stanziato attraverso quelle cessioni che avrebbero consentito di alleggerire il monte ingaggi (i rossoneri vantano attualmente 32 elementi in organico) e favorito pure il lavoro di Pioli (“Siamo un po’ lunghi in alcuni reparti”, disse il tecnico alla vigilia del derby d’andata dello scorso settembre, “All’estero ci sono rose con numeri inferiori, per i giovani è più difficile scavalcare certe gerarchie”, ribadì in un incontro presso la Statale di Milano a novembre).
La gestione della rosa è così passata attraverso un utilizzo sempre più intensivo della colonna vertebrale del gruppo campione d’Italia - che nel frattempo aveva perso punti di riferimento come Romagnoli, Kessie e Ibrahimovic, quest’ultimo per infortunio - con una perdita graduale di brillantezza che, dopo le avvisaglie della prima parte di stagione conclusa a novembre con la sosta per i Mondiali, è venuta drammaticamente a galla proprio alla ripresa dell’attività. Suscitando i primi motivi di perplessità nei confronti dell’operato di Pioli che - ricordiamolo - lo scorso novembre prolungava fino al 2025 il suo contratto col Milan, vedendosi riconosciuto un adeguamento dello stipendio sino a 4 milioni netti a stagione. Secondo quanto risulta a calciomercato.com, il pesante rovescio nella finale di Supercoppa Italiana a Riyad contro l’Inter è stato motivo di fastidio per parte del management rossonero che, come tutte le componenti tecniche e dirigenziali si aspetta segnali immediati di reazione da parte della squadra, a maggior ragione dopo l’ulteriore crollo contro la Lazio di martedì scorso.
Il Sassuolo subito, poi la possibile rivincita contro l’Inter nel derby del 5 febbraio: il destino offre l’immediata occasione al Milan e al suo allenatore di prendersi la rivincita e di scacciare i venti di crisi di questo pessimo inizio di 2023, ma da qui al termine della stagione è chiaro ed evidente a tutti come tra gli obiettivi rimasti non vada e non possa essere assolutamente fallito quello minimo del quarto posto, quello che varrebbe la terza qualificazione consecutiva alla fase a gironi di Champions League. Prestigio e (tanti) soldi in ballo, da difendere dal prepotente ritorno di Roma, Lazio e Atalanta, che nelle ultime settimane hanno riassorbito il ritardo in classifica dai rossoneri e reso ancora più incerta la corsa per i piazzamenti che valgono l’Europa che conta. Nulla è perduto, ma tanti segnali inducono a pensare che il tempo delle parole sia davvero finito e che sia arrivato quello dei fatti. Perché in ballo potrebbe esserci anche la programmazione della stagione che verrà e, in caso di clamoroso fallimento, nessuno potrebbe sentirsi più al riparo da critiche e drastici ribaltoni, impensabili soltanto fino a pochi mesi fa.
Se la compattezza e l’unità di intenti erano stati il grande punto di forza di un gruppo allargato allo staff di Pioli, a Maldini, Massara e Moncada come responsabili dell’area tecnica e ad un management che nell’ex ad Gazidis aveva trovato l’anello di congiunzione tra squadra e proprietà, da tempo la situazione non sembra essere più così lineare. Paradossalmente la conquista dello scudetto, zenit di un percorso iniziato con questi interpreti nell’estate 2019 - ma decollato effettivamente soltanto dopo la lunga sosta per il lockdown dei primi mesi del 2020 - ha finito per rappresentare più un punto di arrivo che di ripartenza.
Aveva evidentemente idee e una visione complessiva diverse Paolo Maldini, che nella celeberrima intervista alla Gazzetta del maggio 2022 invocava l’innesto di tre giocatori di livello pronti da subito per innalzare il livello della rosa e che, anche nelle più recenti apparizioni televisive, non faceva mistero della difficoltà da parte della proprietà a mettere a disposizione risorse supplementari per la sessione di gennaio. Come ha dimostrato poi il caso Zaniolo. Una presa di posizione pubblica che non ha lasciato insensibile i rappresentanti di Redbird, passati al contrattacco in maniera più diplomatica ma altrettanto ficcante. Senza la necessità di esporsi mediaticamente. Ma soprattutto ricordando al proprio responsabile dell’area tecnica che la scorsa estate sono stati messi sul piatto qualcosa come 50 milioni di euro di budget, dirottato su calciatori che ad oggi non si sono dimostrati all’altezza del compito affidatogli o che comunque non hanno goduto di particolare considerazione da parte di Pioli e del suo staff. Ed evidenziando al contempo l’incapacità di alimentare il tesoretto stanziato attraverso quelle cessioni che avrebbero consentito di alleggerire il monte ingaggi (i rossoneri vantano attualmente 32 elementi in organico) e favorito pure il lavoro di Pioli (“Siamo un po’ lunghi in alcuni reparti”, disse il tecnico alla vigilia del derby d’andata dello scorso settembre, “All’estero ci sono rose con numeri inferiori, per i giovani è più difficile scavalcare certe gerarchie”, ribadì in un incontro presso la Statale di Milano a novembre).
La gestione della rosa è così passata attraverso un utilizzo sempre più intensivo della colonna vertebrale del gruppo campione d’Italia - che nel frattempo aveva perso punti di riferimento come Romagnoli, Kessie e Ibrahimovic, quest’ultimo per infortunio - con una perdita graduale di brillantezza che, dopo le avvisaglie della prima parte di stagione conclusa a novembre con la sosta per i Mondiali, è venuta drammaticamente a galla proprio alla ripresa dell’attività. Suscitando i primi motivi di perplessità nei confronti dell’operato di Pioli che - ricordiamolo - lo scorso novembre prolungava fino al 2025 il suo contratto col Milan, vedendosi riconosciuto un adeguamento dello stipendio sino a 4 milioni netti a stagione. Secondo quanto risulta a calciomercato.com, il pesante rovescio nella finale di Supercoppa Italiana a Riyad contro l’Inter è stato motivo di fastidio per parte del management rossonero che, come tutte le componenti tecniche e dirigenziali si aspetta segnali immediati di reazione da parte della squadra, a maggior ragione dopo l’ulteriore crollo contro la Lazio di martedì scorso.
Il Sassuolo subito, poi la possibile rivincita contro l’Inter nel derby del 5 febbraio: il destino offre l’immediata occasione al Milan e al suo allenatore di prendersi la rivincita e di scacciare i venti di crisi di questo pessimo inizio di 2023, ma da qui al termine della stagione è chiaro ed evidente a tutti come tra gli obiettivi rimasti non vada e non possa essere assolutamente fallito quello minimo del quarto posto, quello che varrebbe la terza qualificazione consecutiva alla fase a gironi di Champions League. Prestigio e (tanti) soldi in ballo, da difendere dal prepotente ritorno di Roma, Lazio e Atalanta, che nelle ultime settimane hanno riassorbito il ritardo in classifica dai rossoneri e reso ancora più incerta la corsa per i piazzamenti che valgono l’Europa che conta. Nulla è perduto, ma tanti segnali inducono a pensare che il tempo delle parole sia davvero finito e che sia arrivato quello dei fatti. Perché in ballo potrebbe esserci anche la programmazione della stagione che verrà e, in caso di clamoroso fallimento, nessuno potrebbe sentirsi più al riparo da critiche e drastici ribaltoni, impensabili soltanto fino a pochi mesi fa.