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    Tebas insieme a Stillitano, ecco come nasce la Superlega

    Tebas insieme a Stillitano, ecco come nasce la Superlega

    • Pippo Russo
    La decisione è stata presa. Il derby di ritorno fra Girona e Barcellona si giocherà il 19 gennaio negli Usa, a Miami. Così ha voluto il presidente della Liga, Javier Tebas Medrano, impegnato durante gli ultimi anni in una missione per l'internazionalizzazione del brand. Non solo quello della Liga, ma anche quello di sé medesimo. E nello sforzo di ottenere il massimo su entrambi i fronti, il señor Tebas combatte una battaglia senza esclusione di colpi il cui vero obiettivo è personale. È chiaro che stia mirando a essere il commissioner della futura Superlega Europea. Per questo persegue una sua idea di modernizzazione del calcio internazionale, muovendo le leve di potere che si ritrova. La principale fra queste è la Liga, ossia il campionato che come prodotto da piazzare suo mercati internazionali ha fatto realizzare, nel periodo recente, notevoli performance. Un risultato del quale la propaganda tebasiana attribuisce pressoché ogni merito al presidente della Liga, come se fosse lui a scendere in campo con le maglie di Barça e Real.

    Resta il fatto che quest'uomo stia osando ciò che fin qui nessuno aveva provato: far giocare in un paese straniero (addirittura oltreoceano) una gara del campionato nazionale. Ciò che comporterebbe uno scatto deciso verso la separazione fra i massimi campionati europei e le rispettive constituency. Un progetto analogo è stato per lungo tempo vagheggiato dalla Premier League, i cui vertici hanno ragionato per qualche anno sull'ipotesi di un 39th match da far disputare in diversi paesi asiatici. Non se ne fece nulla, ma anche in quel caso l'obiettivo era l'internazionalizzazione del prodotto, da portare in casa di quote della platea globale strategiche per la crescita del business. E tuttavia, le differenze fra il 39th match inglese da esportare in Asia e il derby catalano da esportare negli Usa sono nette, e almeno due segnano una distanza decisiva. La prima sta nel fatto che la cosiddetta “39ma partita” avrebbe dovuto essere la simulazione di una giornata di campionato, da disputarsi in Asia. Ma si sarebbe trattato di una giornata di campionato dimostrativa. La numero 39 di un campionato da 38 giornate. Dunque sarebbero state partite amichevoli inquadrate in un format da giornata di campionato. 

    Invece Girona-Barcellona è una partita ufficiale di campionato, coi 3 punti in palio. Scippata ai propri tifosi (parte dei quali si vedrà offrire la gita negli Usa, come si trattasse di un viaggio-premio) e offerta al consumo di un pubblico che la seguirà alla stregua d'uno spettacolo esotico. La seconda differenza è nelle prospettive. Col progetto di 39th match, la Premier League mirava soltanto a espandere la penetrazione nei mercati internazionali. Invece la delocalizzazione del derby catalano è un pezzo del percorso che porta al Supercampionato europeo itinerante, da disputarsi nelle metropoli globali capaci di offrire le condizioni più vantaggiose per la diffusione dello spettacolo su scala planetaria, oltreché di offrire le cifre più rilevanti per accaparrarsi quote di calendario. E questa differenza di strategie fra la Premier League e le altre leghe del massimo livello europeo non è casuale. Perché la Premier League è già a suo modo una superlega globale. Un brand fortissimo, di gran lunga il più gettonato e commercializzato, con un vantaggio competitivo ormai consolidato e difficile da scalfire. Per i club che ne fanno parte, compresi quelli da Superlega internazionale, la rinuncia a far parte di una così gigantesca macchina da soldi sarebbe un salto nel buio. Chi potrebbe mai garantire che un campionato internazionale riservato ai club d'élite assicuri il medesimo, gigantesco giro di denaro e il medesimo appeal della Premier? Se la Superlega non si è ancora realizzata, è proprio perché le big della Premier nicchiano. Il giorno in cui dovessero farsi convinte che il nuovo format sia più conveniente, la Superlega nascerebbe nel giro di un mese.


    Tebas è ben consapevole di queste cose. E mira a guidare il processo. L'uomo è tanto oscuro quanto ambizioso, e di lui si parlerà molto approfonditamente in un libro che si trova in fase di stesura. Quanto egli sia impegnato nell'internazionalizzazione del brand “Javier Tebas Medrano”, il presidente del calcio professionistico spagnolo l'ha dimostrato nei mesi scorsi. Quando si era ipotizzata una sua candidatura al vertice della Lega di Serie A italiana. A spingere per lui era soprattutto l'acuto presidente torinista Urbano Cairo. Il solo risultato di quell'endorsement è stato che Tebas abbia strappato un lauto aumento di stipendio dalla Liga. In compenso la Lega si è ritrovata governata da Micciché.

    Nella realizzazione del progetto, Tebas si muove spregiudicatamente sul terreno delle alleanze. È spalleggiato dal Barcellona, lui che nei giorni del referendum sull'indipendenza catalana aveva dato fondo a una verve da franchista mai pentito per cannoneggiare le posizioni pro-referendum del club blaugrana. Trova invece l'opposizione del Real Madrid, di cui pure è notoriamente tifoso. Il presidente madridista Florentino Perez ha già fatto sapere che mai il Real andrà a giocare negli Usa. Ma state certi che la sua opposizione al progetto di delocalizzare partite della Liga non è certo in difesa dell'ispanità e dei tifosi di casa. Magari Perez recalcitra soltanto perché non sta controllando questa partita. Ma quali che siano gli alleati e gli oppositori in casa, il vero partner di Tebas nella realizzazione della Superlega si trova negli Usa. Il suo nome è Charlie Stillitano, e il suo ruolo è quello di presidente esecutivo di una società denominata Relevent Sport. Cioè il soggetto che dal 2013 organizza l'International Champions Cup (ICC), torneo amichevole di lusso che ogni estate sposta lungo tre continenti (Europa, Asia e Nordamerica) tutti i principali club europei. Quel torneo è l'infrastruttura della futura Superlega, pronta a essere attivata in qualsiasi momento. Tanto più che la formula del torneo amichevole di lusso, dopo i successi delle edizioni d'esordio, comincia a mostrare la corda. 

    I tecnici delle squadre coinvolte esternano fastidio verso un impegno che comporta viaggi lunghi e inopportuni in fase di preparazione. E se capita pure che le gare di ICC siano piazzate in calendario dopo un mondiale, ecco che le defezioni dei calciatori migliori ammazzano l'appeal del torneo. Dall'altra parte dell'Atlantico, Stillitano e Relevent hanno bisogno di fare il salto di qualità. Da questa parte dell'Atlantico, Tebas ha fame di potere e riconoscimento. Le esigenze convergono. Quanto agli interessi del calcio e della sua gente, contano il giusto.
    @pippoevai
    (1. continua)

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