Tavolo della pece? Peggio...
di Xavier Jacobelli
Direttore www.quotidiano.net
Quando Quotidiano.net aveva definito Tavolo della Pece quello che pomposamente era stato chiamato Tavolo della Pace, era stato sin troppo ottimista. Nulla si immaginava sarebbe scaturito dall'incontro promosso dal Coni e nulla è scaturito.
Un'inutile passerella mediatica piena solo di parole vuote: ecco che cosa è stato il summit del Foro Italico, prenatalizia saga dell'ipocrisia o, nella migliore delle ipotesi, della superficialità.
Come sarebbe stato possibile "cambiare il calcio" (anche questa ci è toccato sentire dalle veline di Palazzo) se lo sanno anche i muri, che Inter e Juve non mollano e rimangono inchiodate sulle rispettive posizioni?
E perchè dall'adunata sono stati tagliati fuori i club che non hanno santi in paradiso?
E perchè il presidente del Coni e il presidente della Figc, per prima cosa non hanno riconosciuto che nel 2006 non è stata fatta giustizia a 360 gradi?
Perchè non hanno dichiarato che la giustizia sportiva si è mossa tardi e male dopo le nuove intercettazioni presentate davanti al Tribunale penale di Napoli?
Perchè non hanno spiegato per colpa di chi sia scattata la prescrizione?
Perchè non hanno esatto la presenza del signor Guido Rossi, commissario straordinario nel 2006, affinchè spiegasse come mai avesse assegnato lo scudetto a tavolino pur potendo anche non farlo, a norma di regolamento, come hanno detto gli Ex Tre Saggi, smarcandosi dall'ex presidente Telecom?
Altro che rappacificazione, riconciliazione, ferita ancora aperta da rimarginare e bla bla bla.
Ha detto bene Diego Della Valle: "Sono state ore di confronto civile su posizioni che rimangono distanti". La fotografia nitida di come stiano le cose. Tutto il resto è fuffa. E adesso, la palla ritorna ai tribunali della giustizia ordinaria e amministrativa. Calciopoli è una storia infinita: doveva essere l'occasione per fare una pulizia totale, è stata sprecata da un sistema incapace di rinnovarsi e preoccupato soprattutto di salvaguardare le proprie poltrone. Facendo finta che tutto cambiasse perchè tutto rimanesse come prima.