Getty Images

Tavecchio: 'Il Var in Italia l'ho portato io. L'AIA non lo accolse bene, gli fu imposto'
Questa innovazione non fu accolta benissimo dall'AIA, gli fu imposto. Quando si arrivò alla fase sperimentale, dove la Federazione spese soldi, gli arbitri capirono che il dominus della gara era sempre l'arbitro, ma l'ausilio della tecnologia era notevole.
Nicchi? Non l'ho dovuto convincere. Quando un'opera è buona è buona di suo, i fatti sono inconfutabili. All'inizio c'erano perplessità, ma io ero il presidente della Federazione e il Consiglio Federale diede questa disposizione su mia richiesta.
Il protocollo ha delle norme precise, ci sono cinque o sei casi in cui il VAR può intervenire: nella goal technology, col goal e non goal, col fuorigioco, con la palla che entra colpita in buona fede. Questi miglioramenti hanno un'interpretazione umana e non si ha sempre uniformità. I giudici sono sempre dei soggetti diversi l'uno dall'altro. Dipende dal loro umore momentaneo.
Sono contento di essere quello di aver portato il VAR in Italia. La cosa più importante è capire se c'è o meno la buonafede. Il fallo in area che è ineludibile per motivi fisici non dovrebbe essere rigore. Il rigore dovrebbe prevedere la volontarietà".