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Tavecchio: 'Caso Parma, avevo avvisato sul pericolo Taci. Ghirardi mi ha tenuto nascosti i debiti del club'
Riportiamo un passaggio dell'intervista concessa dal presidente della Figc Carlo Tavecchio a Tuttosport, nella quale torna ad affrontare lo scandalo Parma e il pacchetto di riforme varato nei giorni scorsi per evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
Presidente Tavecchio, parliamo del caso Parma, uno dei più spinosi della sua presidenza: vi ha colti di sorpresa?
"Vi do una notizia che finora non è mai uscita. A fine novembre, con Taci già di mezzo (io la conosco quella gente lì tra Russia e Cipro: dopo il lavoro in banca per 8 anni ho commerciato legnami con la Russia) ho chiamato Ghirardi e gli ho detto che quella storia gli avrebbe creato problemi. Sul debito del Parma mi raccontò delle cifre della metà rispetto a quelle poi emerse. Allora gli dissi di chiedere subito un concordato extragiudiziario per restare almeno in B. Quando venne fuori che aveva già impegnato anche la mutualità, capii che non c’era più niente da fare".
Ecco, allora perché i ritardi nelle segnalazioni Covisoc?
"La Covisoc è come un carroarmato. Gente in gamba che controlla i conti secondo i parametri di riferimento. E quelli in vigore erano rispettati. Da settembre è cominciato il decadimento e i tempi dei controlli ci hanno portato appunto a novembre. E poi, scusate, noi stiamo cercando di cogliere chi ha sbagliato nel calcio, ma a Parma hanno sollevato i vertici della Guardia di Finanza, il Comune è rimasto 5 anni senza incassare l’affitto, la banca ha concesso fidi, i dipendenti non erano pagati in modo ortodosso. Insomma: il male era cognito sul territorio. Io ho difeso la Federazione anche se non ero presidente al momento dell’iscrizione. E l’unico che non ha ricevuto Manenti sono stato io".
Come finisce la vicenda del Parma?
"E’ un punto di domanda. Ci sono situazioni in essere che riguardano la possibilità di mantenere la B. Ma devono essere pagati 75 milioni di debiti sportivi. Se pure venissero ridotti del 30%, come avvenne per il Siena, rimarremmo sui 25 milioni. C’è qualche imprenditore disposto ad accollarseli? Se non c’è, ripartirà dalla D".
Lei sa che il caso Parma è solo la punta di una sofferenza generale…
"E’ da un mese che mangio e dormo con i bilanci della Serie A. Situazioni così difficilmente sono affidabili per il credito. Per questo dico che se ne esce solo con un piano quinquennale. In tre anni i club non ce l’avrebbero fatta: guardando i conti a breve, solo 5 o 6 società ci sarebbero riuscite".
Presidente Tavecchio, parliamo del caso Parma, uno dei più spinosi della sua presidenza: vi ha colti di sorpresa?
"Vi do una notizia che finora non è mai uscita. A fine novembre, con Taci già di mezzo (io la conosco quella gente lì tra Russia e Cipro: dopo il lavoro in banca per 8 anni ho commerciato legnami con la Russia) ho chiamato Ghirardi e gli ho detto che quella storia gli avrebbe creato problemi. Sul debito del Parma mi raccontò delle cifre della metà rispetto a quelle poi emerse. Allora gli dissi di chiedere subito un concordato extragiudiziario per restare almeno in B. Quando venne fuori che aveva già impegnato anche la mutualità, capii che non c’era più niente da fare".
Ecco, allora perché i ritardi nelle segnalazioni Covisoc?
"La Covisoc è come un carroarmato. Gente in gamba che controlla i conti secondo i parametri di riferimento. E quelli in vigore erano rispettati. Da settembre è cominciato il decadimento e i tempi dei controlli ci hanno portato appunto a novembre. E poi, scusate, noi stiamo cercando di cogliere chi ha sbagliato nel calcio, ma a Parma hanno sollevato i vertici della Guardia di Finanza, il Comune è rimasto 5 anni senza incassare l’affitto, la banca ha concesso fidi, i dipendenti non erano pagati in modo ortodosso. Insomma: il male era cognito sul territorio. Io ho difeso la Federazione anche se non ero presidente al momento dell’iscrizione. E l’unico che non ha ricevuto Manenti sono stato io".
Come finisce la vicenda del Parma?
"E’ un punto di domanda. Ci sono situazioni in essere che riguardano la possibilità di mantenere la B. Ma devono essere pagati 75 milioni di debiti sportivi. Se pure venissero ridotti del 30%, come avvenne per il Siena, rimarremmo sui 25 milioni. C’è qualche imprenditore disposto ad accollarseli? Se non c’è, ripartirà dalla D".
Lei sa che il caso Parma è solo la punta di una sofferenza generale…
"E’ da un mese che mangio e dormo con i bilanci della Serie A. Situazioni così difficilmente sono affidabili per il credito. Per questo dico che se ne esce solo con un piano quinquennale. In tre anni i club non ce l’avrebbero fatta: guardando i conti a breve, solo 5 o 6 società ci sarebbero riuscite".