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    Tare 2020: il ds ideale per Lotito, dai prossimi colpi alla suggestione Inter

    Tare 2020: il ds ideale per Lotito, dai prossimi colpi alla suggestione Inter

    • Luca Capriotti

    Tare 2020. In una scala di mondi possibili, forse ne esiste uno senza Lotito e Tare uniti. Quasi gemelli siamesi. In una scala di mondi possibili, ma non in questo: il ds rimarrà fino al 2020 (con opzione per altre due stagioni), il suo mondo di relazioni ed intrecci con Lotito continua. Il rapporto con il presidentissimo non è mai stato in dubbio: al netto di due caratteri forti, Lotito è stato il primo a riconoscere in Tare la capacità di riconoscere a sua volta giocatori di talento. E forse Tare è il miglior direttore sportivo possibile per Lotito. Meno estroso forse di Sabatini, ma silente e preciso e ambizioso. Forse più dello stesso Inzaghi. 

     

    RINNOVO E MERCATO - Il ds ha progetti importanti per la Lazio, non li ha mai nascosti: vuole la Champions, conosce i limite della piazza e le potenzialità, non si accontenta del tiepido e dello stadio mezzo vuoto. Ha fatto rumore a Roma la sensazione, ripresa e amplificata dagli stessi giornali, come Il Corriere dello Sport, che forse Inzaghi voli più basso, più terra terra. Forse la spaccatura è troppo netta: spesso i desiderata di Tare e Inzaghi sono simili, intrecciati, si conoscono da troppi anni.

    L'ultimo mercato del ds si è basato su una maxi cessione remunerativa, in cui forse la Lazio non sperava più, quella di Felipe Anderson. Che ha dato biada e fieno al resto del mercato in entrata. Fino ad ora il mercato della Lazio, al netto della certezza Acerbi, è un 6,5 di speranza per i nuovi (Berisha e Correa fanno ben sperare) e un 4,5 per la granitica certezza di poter trattenere Milinkovic e Luis Alberto e garantirne lo stesso maestoso rendimento. Certezza che, ad oggi, è stato un flop clamoroso.


    MERCATO - A gennaio, uno dei terreni di caccia in cui Tare indulge meno - troppo esoso - la Lazio dovrà andare a colmare dei deficit di rosa. Uno su tutti l'esterno destro. A destra Marusic è forse inespresso, ma comunque timido - e in Serie A è un peccato capitale - dietro di lui Patric è volenteroso e poco più (con tutto il plauso che merita la sua crescita) e Basta neppure quello. Bisognava intervenire in estate, bisognerà investire ora, e sul sicuro, con quel Lazzari della Spal che è un colpo nel solco Parolo-Immobile-Acerbi: possibili nazionali, investimenti sicuri in cui costruire sicuri rendimenti (e rendite).

    SOGNI E TALLONI D'ACHILLE - Ma si sa, a Tare piace navigare sotto il pelo dell'acqua, e sta lavorando su alcune piste molto meno battute, in ruoli in cui tradizionalmente dà il meglio (attenzione ai dribblomani...). Stravede per Correa,  Caicedo per lui non è una novità, ma forse questo Luis Alberto sta facendo riflettere la società e l'appena rinnovato ds. Vale la pena tenerlo a bagnomaria? C'è qualcosa che non va nei suoi rapporti con la società? Dove ha sbagliato e quanto gravemente? Questa è una società a cui piace il figliol prodigo - sono in molti ad essere riaccolti nel caldo abbraccio paterno lotitiano - ma non disdegna il vitello d'oro. Se qualcuno dovesse bussare in maniera insperata, Luis Alberto chi lo sa che fine farà. L'atteggiamento profondamente diverso di Inzaghi nei confronti dei suoi big è supportato da Tare: uno, Milinkovic, è un punto fermo nonostante tutto, l'altro ha perso tutto il credito maturato. E non è mai un caso, quello che succede alla Lazio, quello che Tare pensa. Tutto lui pretende, a tutto lui ambisce: Tare è un maniaco del dettaglio, un costruttore di mentalità. Per questo chi non ha gli occhi giusti, rischia. Tare una fa vedere che la fa, altre mille ne ha pensate, un altro milione le ha fatte, e nessuno lo sa. 

    FUTURO - Chiaramente la Lazio del futuro è costruita per ora senza Primavera. Il punto d'onore di Tare naviga in Serie B dopo una stagione sconfortante, che non ha tirato fuori mezzo giocatore dal settore giovanile. Forse in questo la Lazio deve migliorare (e la Primavera dipende da Tare): non di solo Keita può vivere la Lazio, e considerare Cataldi, un '94, un ex Primavera non gli fa onore. Sono i Guerrieri, i Rossi, i Murgia che devono uscire fuori. Ma anche gli Armini, o i Capanni, l'uno interno, l'altro preso dal cilindro. Anche, cinicamente, per diventare plusvalenze: Tare ha creduto ciecamente in Strakosha, ma di altri Strakosha non ce ne sono, per ora. A meno di non considerare lo scuolabus arrivato dal Braga: Bruno Jordao e Pedro Neto sono ancora un mistero, meno misteriosa è la somma monstre tirata fuori per svezzarli fuori dal Portogallo. 

    SFIDE E OBIETTIVI - Risuscitare la Primavera e rendere fruttuosi alcuni investimenti: queste le grandi sfide che attendono Tare. Dovrà svecchiare, e di molto, una rosa che, nei suoi senatori, comincia ad avere qualche capello bianco. Nel biennio che lo attende è forse la sfida più importante. Oltre a quella Champions, forse il suo vero Scudetto. Forse Tare è il miglior ds possibile per Lotito: indubbiamente in qualche modo sono legati strettamente, a più riprese e su più livelli. In qualche modo compensa Lotito, in qualche modo ne è spronato: difficile pensarlo altrove. Anche perché, per ora, non dovrà mandare altri cv in giro. Anche perché l'Inter, per ora, sembra contenta con Ausilio. In futuro, chissà. Intanto è al lavoro. Nel migliore dei mondi possibili, sogna un altro colpo Milinkovic. Nel peggiore, spera che non ci sia in arriva un altro pulmino dal Braga. Con Mendes per ora è pari e patta ed è già una notizia pareggiare col luciferino, potentissimo super-agente, con Kezman è patto d'acciaio, contro tutto e tutti, perfino contro la Calciopoli belga (non si è capito fino a che punto ci sia dentro l'agente di Milinkovic). Fino alla prossima occasione, al prossimo colpo, alla stretta di mano di ferro, al prossimo inabissarsi veloce del ds Tare, per riemergere con un giocatore in mano, proprio quello che nessuno si aspettava. 


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