Tanti assenti, ma sarà sempre Milan-Juve: Pioli favorito su Allegri per tre motivi
Sarà Milan-Juventus comunque e il Milan partirà favorito in ogni caso. Primo, perché voglio proprio vedere come i posapiano difensori juventini (tra cui spicca Rugani) argineranno Leao. Secondo, perché il centrocampo della Juventus ha meno qualità, forza (eccezion fatta per Rabiot), dinamismo e iniziativa di quello milanista. Terzo, perché il Milan è un collettivo, mentre la Juve è un’accozzaglia, a volte sfiatata, di individui non ancora in fuga dalle proprie mediocrità.
Tuttavia ho sentito enumerare, tra i pochi vantaggi per i bianconeri, il fatto che la squadra di Allegri non giochi le Coppe. Il che è universalmente riconosciuto, ma non c’entra nulla con Milan-Juve che si disputa prima dell’impegno dei rossoneri a Parigi, contro il Paris Saint Germain. Il favore di riposare e allenarsi, la Juve l’avrà nella gara successiva (contro il Verona), mentre Napoli-Milan, prossimo scontro diretto, vedrà due squadre ugualmente affaticate dagli impegni europei.
I miei lettori più critici e, magari, tifosi di Madama si chiederanno perché conceda così poco credito alla loro squadra. La risposta più convincente sta nelle parole del loro allenatore, quel Massimiliano Allegri che, appena sente parlare di Juve candidata allo scudetto, rispedisce al mittente certe lusinghiere affermazioni.
Per Allegri, e anche per me, la Juve al massimo arriverà tra il terzo e il quarto posto, tutto il resto sta nell’immaginazione dei tifosi o in quei giornalisti che vorrebbero inchiodare il tecnico a qualche altra responsabilità. Non che io sia “allegriano”, ma pensare ad una Juve scudettata è pura illusione. In forza di cosa dovrebbe esserlo? Se l’anno scorso, per punti fatti sul campo, è arrivata terza e in estate ha acquistato il solo Weah, perdendo adesso nell’ordine Pogba e Fagioli, per quale ragione potrebbe essere migliore?
A parer mio, invece, il Milan ha maggiore struttura (soprattutto a centrocampo) e una convinzione dei propri mezzi che, ben lungi dal renderlo imbattibile, gli conferisce una mentalità aperta alla vittoria, cercata anche nei momenti di minore vena. La differenza, dunque, sta nei due organici e, soprattutto, nei due allenatori.
Anche se Allegri ha vinto infinitamente più di Pioli, il milanista ha compiuto più strada nel percorso di formazione verso la modernità. Il Milan è una squadra più europea per il ritmo e l’intensità. La Juventus non solo non li possiede, ma tende a trascinare anche l’avversario nel suo basso profilo. A parte il netto successo con la Lazio, i bianconeri hanno vinto (e vinceranno) sempre speculando, attentendo, ripartendo. Senza mai impoprre il timbro del proprio gioco e delle proprie idee. Pioli, che all’inizio era un vetero-italianista, adesso mette il gioco al centro del campo, quel “filo invisibile”, come lo chiama Arrigo Sacchi, in grado di legare l’intera squadra. Anche se raramente è in trenta metri, il MIlan difende alto, attacca con cinque-sei uomini e ingaggia duelli a sistema puro (leggesi uno contro uno) in difesa. Squadra coraggiosa almeno quanto la Juve procede con cautela. Oltre a vedersi in campo, sarà questo a determinare il risultato.