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    Talk Inter, Toldo: De Laurentiis 'alla' Cecchi Gori, che scazzottate a Firenze...

    Talk Inter, Toldo: De Laurentiis 'alla' Cecchi Gori, che scazzottate a Firenze...

    Sono passati pochi mesi dall’ultima gara a San Siro contro l’Inter. Era l'8 maggio scorso e l’unica cosa che torna alla mente, al di là del primo gol in Italia del diciannovenne Coutinho (specialità della Fiorentina quella di regalare la gioia della prima rete ad un giovane), è senza dubbio quel saluto prima del fischio d’inizio fortemente voluto da Francesco Toldo. L'ex portierone di Fiorentina e Inter, dopo il suo addio al calcio, ha deciso di scendere in campo prima di quel match per avere la possibilità di salutare i tifosi delle sue squadre del cuore. Così, microfono alla mano, ha ringraziato tutti i presenti (viola e nerazzurri) per gli anni meravigliosi vissuti in entrambe le piazze. Senza voler fare torti a nessuno. Senza mettere in posizione di privilegio nessuno. Sono stati due percorsi professionali e umani diversi, ma in egual misura prolungati e importanti. E oggi, che ricopre il ruolo di preparatore dei portieri della Nazionale Under 20, ricorda con un pizzico di nostalgia e immensa gioia i suoi anni da campione.

     

    Francesco, sabato ci sarà Inter-Fiorentina. Il suo derby del cuore. Non vogliamo farla parlare della situazione attuale delle due squadre, bensì dei suoi ricordi legati a Firenze e Milano. Iniziamo dalla Fiorentina… 
    "E' difficile tirarne fuori qualcuno, perché sono tantissimi. Otto anni vissuti intensamente. Indubbiamente i tre ricordi principali sono legati alle tre vittorie: due Coppe Italia e una Supercoppa italiana. E ai rientri in città dopo le partite più significative, quelle che abbiamo sempre condiviso con i nostri tifosi. Ma andiamo a ritroso nel tempo e ripercorriamoli quei momenti. Ricordo con immenso piacere la stagione 1993-94 sinonimo di risalita. La Fiorentina doveva giocare un campionato di serie B e all’inizio c'era una grande confusione, poi le cose si misero a posto. Eravamo una banda di ragazzini. Giovani, vogliosi, dalle grandi motivazioni e con tanta voglia di fare bene. E così fu. Ritornammo subito in serie A. La stagione successiva, sempre con Ranieri in panchina, fu la stagione in cui sistemammo la squadra. Ricordo in particolar modo la vittoria di Napoli, il record di Batistuta (al San Paolo Batigol eguagliò il record di Ezio Pascutti andando in rete per la decima giornata consecutiva, record poi superato la domenica successiva in casa contro la Sampdoria) e il ritorno a Firenze dove all'aeroporto, ad aspettarci, erano accorsi un sacco di tifosi muniti di bandierine del calcio d'angolo per festeggiare noi e il bomber. Indelebile nella mia mente (sorride ancora Toldo a ripensarci, ndr) quei tifosi che avevano preso in prestito dai campi di periferia tutte quelle bandierine per imitare il gesto del conquistatore di Bati. Poi iniziammo a vincere e la stagione successiva arrivò la prima Coppa Italia".
     
    Un successo importante per Firenze…
    "Importantissimo, tant'è vero che di ritorno da Bergamo trovammo 40 mila persone al Franchi ad aspettarci per festeggiare insieme quel trofeo. Quel periodo (1995-96) fu importante per me non solo perché la Fiorentina stava crescendo e iniziando a togliersi grandi soddisfazioni, ma anche perché arrivò la mia prima convocazione in Nazionale maggiore. Era l'8 ottobre 1995 quando esordii nella gara Croazia-Italia. Ricordi incancellabili".
     
    Dalla Coppa Italia alla Supercoppa italiana.
    "Altra grande vittoria. Quella Fiorentina che nel frattempo continuava a crescere con l'arrivo di campioni e a maturare era diventata una realtà. Iniziammo a farci temere su qualunque campo. Si avvertiva che ogni avversario aveva grande rispetto di noi. Un po' come quello che è accaduto al Napoli negli ultimi anni, una squadra che ha avuto una crescita costante fino ad essere temuta in Italia e, adesso, anche in Europa. Sì, il Napoli di oggi assomiglia molto alla Fiorentina di Cecchi Gori".

    Parlando di Europa, è impossibile non menzionare quelle partite che sono entrate di diritto nella storia della Fiorentina.

    "Assolutamente sì. L'ultimo anno di Ranieri a Firenze siamo arrivati alla semifinale di Coppa delle Coppe eliminati solo da un Barcellona stellare. E non dimentico la partita quasi perfetta che disputammo al Camp Nou con Spadino (Robbiati, ndr) lanciato a rete in contropiede e fermato dal triplice fischio finale dell'arbitro che ancora oggi ci fa pensare che avremmo potuto disputare quella finale… E poi gli anni del Trap".
     
    Un titolo di campione d'inverno e le soddisfazioni in Champions.
    "Esatto. Arrivavamo sempre a dare fastidio alle grandi al punto, nella stagione 1998-99, di rimanere primi in classifica a lungo e diventare campioni d'inverno. Facevamo sognare i tifosi. Era lecito che lo facessero. C'era un grande entusiasmo e i risultati arrivavano, così come le grandi prestazioni in Champions. Riuscimmo a fare bella figura in Europa andando a conquistare Wembley e battendo i campioni in carica del Manchester United con un secco 2-0. Tutto merito di una grande squadra, ma soprattutto di un grande spogliatoio…".
     
    Quanto eravate uniti?
    "Tantissimo. Il gruppo era fondamentale. Una volta alla settimana ci riunivamo per andare a cena tutti insieme. Poi non mancava qualche scazzottata, ma rendeva ancora più forte il nostro rapporto perché dopo eravamo ancora a cena insieme a ridere e scherzare. Il nostro spogliatoio era così unito che ancora oggi ci sentiamo. Siamo rimasti legati da ricordi incancellabili, anni memorabili e un'amicizia vera. Talvolta per telefono emerge la nostalgia e tendiamo a ricordare quei tempi tra di noi".

    Con chi è rimasto particolarmente in contatto?

    "Con i portieri, Mareggini su tutti, c'è un'amicizia solida come una roccia. Ma mi sento spesso anche con Robbiati, mentre con Bati e Rui non ci sentiamo e non ci vediamo a causa della distanza, ma quando ci incrociamo non mancano mai abbracci veri e sinceri. Poi, sopra tutti c'è Antognoni, colui che ha fatto da chioccia a tutti noi in quegli splendidi anni".
     
    Poi l'addio…
    "Purtroppo sì. L'entusiasmo svanì a causa di problemi che esulavano da questioni tecniche. E il conseguente addio non voluto".

    Dalla Fiorentina all’Inter: i suoi ricordi in nerazzurro? 

    "I ricordi nell'Inter sono più freschi e sono legati alle grandi vittorie. Agli scudetti, alle gare internazionali, alle grandi battaglie. Tutto messo in evidenza dalla cassa di risonanza del blasone nerazzurro che personalmente mi ha messo davanti a responsabilità maggiori. Quando arrivi in un club come l'Inter, poi, devi accettare le differenze caratteriali e di mentalità di tanti campioni provenienti da tutto il mondo. È una realtà diversa da quella di Firenze".

    A proposito: il Ranieri che oggi è allenatore dell'Inter è lo stesso dei tempi fiorentini? 

    "Non lo so, non avendo più compiti nell'Inter e essendo ormai lontano dalle questioni tecniche, non posso giudicare. Quello che è sicuro è che oggi ha molta più esperienza di allora. È arrivato a Milano da poco, ma è chiaro che è un allenatore da grande club. Non è un caso che abbia allenato tante grandi squadre: dal Valencia all'Atletico Madrid, dal Chelsea alla Juventus, dalla Roma all'Inter".

    Infine una domanda su un altro allenatore che è un doppio ex della partita Inter-Fiorentina e che continua a far parlare di sé alla faccia dei suoi 72 anni: Giovanni Trapattoni, uno dei pochi vecchi del calcio che riescono a rimanere al passo coi tempi. Vuole darci un giudizio sul lavoro del Trap con la nazionale irlandese?

    "Alla base di tutto, al di là della sua immensa simpatia, conta l'essere una persona perbene. Se lo si è, si riesce a reggere nel tempo. Se c'è un valore umano, si può convivere con lo sviluppo continuo del calcio. E Trapattoni, oltre ad essere un grande allenatore che ha sempre avuto voglia di rimettersi in discussione, è anche una grande persona. Non è un caso che si è sempre seduto su panchine prestigiose. Per quanto riguarda la nazionale irlandese del Trap che al prossimo Europeo se la dovrà vedere con Italia, Spagna e Croazia penso che sarebbe un sogno se fossero gli azzurri in primis e gli uomini del Trap poi a passare il turno. Lo vorrebbe tutta l'Italia per la stima che tutti abbiamo nei confronti dell'allenatore e dell'uomo Trapattoni. Però ho dei dubbi. Speriamo che la Spagna  si addormenti un po'. Il derby Italia-Irlanda? Prima ci si stringerà la mano, poi sarà battaglia vera sul campo".
     


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