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    Sulla tavola degli Azzurri carne di cavallo, tra un po' quella di coccodrillo?

    Sulla tavola degli Azzurri carne di cavallo, tra un po' quella di coccodrillo?

    • Ribaldo Saporoso
    Ai giocatori pare che non l'abbiano detto perché non ce l'avrebbero fatta. Ma, complice il freddo, e la necessità di aggiungere zucchero facile da bruciare (glicoceno) gliela hanno messa nel piatto. Gli Azzurri, nel ritiro di Vaduz, si sono mangiati con soddisfazione gli straccetti di cavallo fatti preparare dal dietologo della Nazionale e della Juventus Matteo Pincella.

    Non glielo hanno detto, perché c'era il rischio, appunto, di un gentile, ma fermo rifiuto. La carne di cavallo è una delle più sane che esista, per il suo apporto di ferro assimilabile (al contrario di quello contenuto negli spinaci), la sua bassa quantità di grassi e colesterolo, le proteine che, con l'acido lattico, nutrono perfettamente l'apparato muscolare, ma la nostra confidenza con un animale così domestico ci rende difficile se non impossibile il suo consumo.

    Gli uomini si sono sempre nutriti di carne equina; molti medici ne consigliavano e ne consigliano ancor oggi l’assunzione per i bambini anemici e le donne incinte, l'ippofagia però è divenuta una questione prevalentemente morale ed estetica. Risulta molto difficile per noi mangiare la carne di un animale domestico che impariamo ad amare fin dall'infanzia nei libri, nei film, nelle illustrazioni. Non è così per i polli, i maiali, le mucche e i vitelloni, dei quali comunque è meglio non venire a conoscenza dei trattamenti che subiscono. Oche, anatre, capretti, conigli possono finire con una certa tranquillità nei nostri piatti. Il cavallo no. Evoca troppe avventure, troppa familiarità  sportiva e affettiva.

    Un tempo, quando la vita era più dura e la carne rappresentava un lusso, quella di cavallo, ma anche quella di asino, era consumata in grandi quantità in tutto il mondo. Oggi, per esempio negli Stati Uniti, è un vero e proprio tabù: gli Americani, sensibili al business, la macellano (soprattutto nella zona di Chicago) ma solo per esportarla, mentre consumano con una certa naturalezza, carne di alligatore, soprattutto negli Stati del Sud-Ovest. Da un po' di tempo la carne di coccodrillo, presente in Europa, era introvabile in Italia, perché una legge del 1972 imponeva che l'animale fosse importato vivo. Questo fatto deve aver scoraggiato, nel vero senso della parola, gli imprenditori italiani del settore, ma dopo l'Expo milanese le cose sono cambiate. Nel padiglione dello Zimbabwe i Crocoburger (hamburger di coccodrillo fra due fette di pane morbido condito con melanzane, zucchine peperoni e salsa di baobab al peperoncino) sono andati a ruba. Il console dello stato africano George El Badaoui, secondo quanto afferma l'agenzia Bloomberg, inizierà l'importazione di questa carne prodotta in un allevamento vicino alla città di Kariba.

    Il coccodrillo si cucina in vari modi, principalmente alla brace, come una bistecca o fritto. La sua carne è bianca. Il suo sapore, tendente al dolce, si avvicina a quello del gambero, ma la sua consistenza è simile a quella del pollo. Fortemente proteica, magrissima, a bassissimo contenuto di colesterolo, è molto digeribile ed è ricca di Omega 3, 6 e 9. Per ora risulta assai costosa, ma le nostre squadre di calcio sono generose e sembra che fra un po' la presenteranno sulle tavole dei giocatori, ben spellata naturalmente, tagliata a riccioli in modo da assomigliare ai gamberi. Verrà servita, appunto, come "gambero di terraferma".

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