Suazo al Brescia, l'ultima intuizione di Cellino: prima Allegri, Giampaolo e...
Cellino non è nuovo a questi azzardi, che in realtà spesso non si rivelano tali. Fu lui a dare la panchina del Cagliari a Massimiliano Allegri (l’aveva avuto alle sue dipendenze già come giocatore), per il debutto in serie A del tecnico di Livorno. All’epoca la scelta venne guardata con sospetto. Allegri aveva allenato in C2 (Aglianese) e C1 (Spal, Grosseto e Sassuolo). Aveva 41 anni. Il Cagliari - con Ballardini - aveva appena centrato una incredibile salvezza con una rimonta nel finale di campionato. La fiducia di Cellino su Allegri è stata ripagata. «L’ho mandato via per rabbia» - ha raccontato in seguito - «Perché ormai aveva la testa al Milan». Sempre Cellino è stato l’uomo che ha portato in Italia un Maestro del calcio mondiale, Oscar Washington Tabarez che all’epoca - metà anni ’90 - veniva da un biennio da ct dell’Uruguay e da un altro biennio al Boca Juniors. Insomma, era il meglio che si potesse pescare in Sudamerica in quanto ad allenatori.
Cellino scommise anche su Trapattoni, che aveva appena vinto uno scudetto al Bayern: ma i due non legarono e presto il Trap diede le dimissioni. E’ sempre Cellino ad aprire le porte alla seconda delle tante vite di Mazzone: dopo i miracoli di Ascoli nella prima metà degli anni ’80, Carlo si era perso, con qualche scelta sbagliata di troppo. A Cagliari (1991-1993) ottenne un clamoroso 6° posto e una qualificazione in Uefa, a ventuno anni dalla volta precedente. Cellino ha «inventato» Diego Lopez allenatore, ha perso la scommessa con l’uruguaiano Gregorio Perez (esonerato dopo 6 giornate), ha costruito per Ventura (fine anni ’90) una squadra da serie A (e quello è stato il debutto di un tecnico che fino ad allora aveva fatto solo B e C1).
Ha poi offerto la prima volta in serie A a una lista di tecnici che poi si sono affermati: Allegri, ovviamente, poi Daniele Arrigoni, Davide Ballardini, Pierpaolo Bisoli, Marco Giampaolo, Gianfranco Zola e Massimo Rastelli. Qualche volta è (molto) andata bene, altre meno. Ma il coraggio non manca di certo al presidente-rock (lo sappiamo: suona molto bene la chitarra) del calcio italiano. Vediamo che succederà con David Suazo, l’ennesima scommessa di uno che ogni tanto le azzecca e ogni tanto no, ma almeno ci prova e si sfila sempre dalla banalità e dalla scelta più comoda.