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    Stop al Decreto Crescita, anche i rinnovi perdono i vantaggi: da Mourinho a Osimhen 10 casi

    Stop al Decreto Crescita, anche i rinnovi perdono i vantaggi: da Mourinho a Osimhen 10 casi

    • ET
    Lo stop al Decreto Crescita imposto dal Governo italiano con la Legge di Bilancio 2024 sarà operativo dal 1 gennaio 2024 e, salvo "miracoli" economici del Senatore Lotito e della commissione della Lega Serie A, inciderà per tutti i nuovi contratti sottoscritti dopo il 31 dicembre 2023. Tutti, nessuno escluso, e quindi varrà anche per tutti quei rinnovi contrattuali che le società stanno provando a portare avanti in queste settimane. Sono tanti i casi scabrosi che, di conseguenza, costringeranno le società ad una scelta forzata entro la fine dell'anno 2023 oppure a rivedere i propri piani economici in vista del futuro.

    CAMBIA LA TASSAZIONE - Sì perché per i contratti chiusi prima della deadline, l'accesso ai vantaggi fiscali con tassazione ridotta sul lordo dello stipendio, sarà garantita. Stiamo parlando di un risparmio di circa il 50% del lordo per i club del centro-nord Italia e addirittura di un risparmio al 75% per le società del Mezzogiorno. Senza il decreto crescita tutti i contratti tornerebbero di fatto al classico "raddoppio" fra netto e lordo con un ingaggio da 10 milioni di euro per fare un esempio che costerebbe a tutte le società 20 milioni al lordo.

    DA OSIMHEN A MOURINHO QUANTI CASI SCABROSI - Detto del caso Mkhitaryan-Inter (LEGGI QUIsono davvero tanti i casi limite che dovranno portare a una svolta con i nomi di Victor Osimhen e José Mourinho in cima alla lista
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