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  • Stendardo: Je suis Charlie, non Hebdo

    Stendardo: Je suis Charlie, non Hebdo

    ll nostro Belpaese, ben posizionato in un'Europa, un tempo, ricca di straordinarie risorse umane, naturali ed economiche è, senza alcun dubbio, sull'orlo del baratro. Risulterebbe banale fare ulteriori considerazioni circa la crisi economica che attanaglia non solo l'Italia, ma quasi tutta l'Europa e per esclusiva colpa della politica inadeguata e poca avvezza a governare un grande paese, bensì al decadimento morale e culturale. Quando senti discutere di argomenti carenti di logica o appartenenti a fantastiche credenze, ti assale un senso di angoscia e, in certi casi, una condizione di inquietudine inspiegabile. Non capisco se è strategia o idiozia commentare fatti e personaggi con la convinzione di essere dalla parte giusta.

    Sono trascorsi pochi giorni dai festeggiamenti per l'arrivo del nuovo anno ed ecco ripresentarsi un'opportunità per spettacolarizzare una manifestazione nata per difendere la libertà di pensiero o condannare il terrorismo. Sono riusciti a farla apparire una carnevalata, una festa: "la Santa festa del Terrore". Non manca nulla per somigliare alla notte di Capodanno: la gente che riempie le piazze, i collegamenti televisivi tra le principali piazze europee, gli interventi straordinari di politici e politicanti di nuova e vecchia generazione, addetti all'informazione e lo spettacolo, con tantissimi scatti fotografici e riprese televisive per immortalare i migliori momenti dell'avvenimento e non solo. Inoltre, all'attento pubblico televisivo viene offerta, sempre via satellite, l'opportunità di seguire, in contemporanea, la diretta della partita di calcio della propria squadra o alcuni canali di intrattenimento e film di vario genere. Davvero una festa coi fiocchi. Viene da chiedersi che cosa manchi a questa umanità: la coerenza o la razionalità? Ma siamo certi che viviamo nella realtà e non in un sogno a tratti scabroso?

    Qui non entro nel merito di quanto accaduto, né intendo soffermarmi a discutere di terrorismo e dare ulteriore spazio ad un atto che resta di totale condanna, a prescindere da ogni tipo di analisi si voglia fare, ma è altresì doveroso, rispetto agli avvenimenti tragici di Parigi, chiedersi il perché, analizzare le possibili cause e addivenire ad un dialogo costruttivo con quelle nazioni dove maggiormente c'è bisogno di aiuto e di ascoltare le loro ragioni.

    Nel frattempo ritengo sia opportuno che l'informazione ritorni ad occupare quel ruolo che le è più congeniale: informare con inequivocabile obiettività ed imparzialità e farlo sempre, nel pieno ed imprescindibile rispetto della dignità umana. Non sempre l'editore può aver ragione e la libertà di stampa, sempre tanto discussa, non consente eticamente di utilizzare il proprio giornale, così come altri mezzi di informazione, per scopi personali o peggio ancora, di una consorteria.

    L'uso di ogni tipo di strategia non ha mai prodotto benessere sociale ma soprattutto, non ha mai contribuito ad una crescita spirituale che passa esclusivamente attraverso la conoscenza, che eleva i singoli, editori compresi e li affida alla benevolenza dell'Unico Creatore. Nessuno può sottovalutare l'importanza vitale che riveste l'informazione, tenendo ben presente che il giornalismo, non a caso, viene definito il "quarto potere", subito dopo quello legislativo, esecutivo e giudiziario, per l'importanza che da sempre riveste nella società civile e per i forti interessi che coinvolge. Pertanto abbandoniamo ogni forma di giornalismo strategico che in certi casi si trasforma in vero terrorismo mediatico ed utilizziamo questo straordinario mezzo anche per ripristinare quei valori morali, ormai latitanti, insieme a quelli di convivenza e solidarietà.

    Non possiamo aspettarci molto da questa politica frammentata ed in tutt'altre faccende affaccendata, dove buona parte dei cittadini, stanchi di promesse e proclami, non si riconosce più. Così come non può riconoscersi in un'Europa, la cui campionatura politica è simile, anzi, per certi versi, peggiore rispetto alla nostra. Ogni incontro tra i governanti delle diverse nazioni europee sembra unicamente incentrato sui bacchettamenti da distribuire a turno. Gli ultimi sono stati destinati, come spesso accade, all'Italia, mentre alla Grecia è stato, oltre al bacchettamento, rifilato un ammonimento con minaccia di "cacciata"dall'UE. Ma tutto ciò vi sembra condivisibile?
    Ammesso che la cacciata dall'Ue dovesse poi provocare danni maggiori ad una nazione, in gravissimo stato di crisi economica, sarebbe legittimo immaginare che la rabbia di quel popolo potrebbe avere reazioni incontrollate e gravi ripercussioni sull'intero sistema economico, i cui effetti non sarebbero prevedibili?
    Allora dico: Je suis Charlie, ma non Hebdo.

    Gugliemo Stendardo

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