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    Stati Uniti: disastro qualificazioni, Klinsmann rischia. E' colpa dell'Europa

    Stati Uniti: disastro qualificazioni, Klinsmann rischia. E' colpa dell'Europa

    • Alessandro Di Gioia
    Gli Stati Uniti sono in caduta libera: no, non stiamo parlando dell'aspetto politico, anche se l'elezione di Donald Trump come Presidente potrebbe portare i malpensanti ad effettuare questo pensiero. Stiamo parlando dell'aspetto calcistico: il panorama del football degli States è infatti al momento variegato e contradditorio, come dimostrano i risultati nelle prime due partite di qualificazione della Nazionale a stelle e stiscie (doppia sconfitta, in casa contro il Messico e in trasferta contro il Costa Rica, 0 punti e ultimo posto in classifica) rapportati invece al movimento dal punto di vista degli spettatori, il cui livello è in continua crescita e ha superato la media italiana, sia per quanto riguarda le partite di MLS che per quanto concerne gli impegni della nazionale.

    DUE FIGURACCE, KLINSMANN RISCHIA - Una dicotomia particolare: da una parte le difficoltà di una rappresentativa nazionale che stenta a decollare, tranne qualche fatto episodico, come il quarto posto nell'ultima Coppa America, dall'altra un campionato nazionale in continua espansione dal punto di vista del pubblico ma che stenta a decollare da quello del gioco e a fornire talenti al ct Klinsmann. Che dopo gli ultimi due pessimi risultati, è messo in discussione da una federazione che fino a questo momento gli aveva garantito carta bianca assoluta: vero che il girone di qualificazione Nord e Centro americano è lungo e non così complicato, e che gli Stati Uniti possono ampiamente garantirsi la qualificazione. Ma vero è anche che alcune batoste, come la sconfitta casalinga contro il Messico che ha infiammato il paese, o il poker subito dai costaricensi, possono condizionare morale e valutazioni.

    IL PROBLEMA E' L'EUROPA: ECCO PERCHE'  - Il problema, paradossalmente, potrebbe arrivare proprio dall'Europa: la MLS è un campionato molto fisico e atletico, con poca tecnica di base, per quanto riguarda i nativi americani. Per questo i club di punta ingaggiano campioni dall'Europa, affinchè esportino tecnica, qualità e soprattutto attirino ancor più spettatori: il problema è che campioni come Gerrard, Lampard, Pirlo e Villa arrivano negli USA a fine carriera, garantiscono un guadagno sul brand senza pari ma sottraggono il posto nei top club ad alcuni giovani di belle speranze, che potrebbero rendere radioso il futuro della nazionale a stelle e striscie e invece non trovano posto in squadra. Chi arriva in America ancora ad un buon livello scappa quasi subito, vedasi il caso de Jong, che ha preferito tornare immediatamente in Europa, al Galatasaray, dopo l'esperienza a Los Angeles. Urge una crescita del movimento anche dal punto di vista dei vivai, che garantiscono ottimi calciatori come Bobby Wood, piuttosto che attingere a piene mani dal Vecchio Continente: lo stesso Wood, per affermarsi definitivamente, è infatti dovuto emigrare in Germania, nel Monaco 1860. Si verifica un po' l'opposto di quello che vi avevamo segnalato per la nazionale russa: se lì il problema è l'eccessiva chiusura agli stranieri, in America accade il contrario, c'è troppa apertura. Cresce l'interesse ma non cresce il livello, e i risultati poi si vedono in nazionale. Con buona pace di Klinsmann. 

    @AleDigio89

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