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Spopola #SenzaGiridiBoa: la campagna social che scardina gli stereotipi di Elisabetta Franchi
Parole discriminatorie nei confronti dell’universo femminile, lasciato in balia del proprio destino da uno Stato che spesso costringe le donne a scegliere tra la carriera e la maternità. Il risultato di un sistema che vuole la persona pronta a rilasciare la propria performance ventiquattrore su ventiquattro, nel modo più immediato ed efficiente possibile. Eppure gli esseri umani non sono soltanto soggetti di prestazione, hanno bisogno di impreziosire la propria esistenza con e attraverso gli altri.
Da questa esigenza nasce l’iniziativa di cinque ragazze, alle quali se ne sono aggiunte poi tante altre, che hanno deciso di sfruttare l’effetto moltiplicatore dei social per far sentire la propria voce attraverso il lancio degli hashtag #senzagiridiboa e #notinmyname. Hanno scritto infatti: “Abbiamo deciso di non restare in silenzio, di prendere posizione contro chi sostiene pubblicamente e implicitamente che sia più importante l’età anagrafica delle competenze, contro un sistema che spinge a scegliere i lavoratori sulla base del genere e non delle capacità, che teme la maternità (e la genitorialità)”. Parole che rivendicano la parità di genere e il diritto al tempo libero, che ogni donna dovrebbe poter esercitare in nome della sua libertà, dignità e salute psicofisica. Un appello che vuole deteriorare il modello patriarcale che ancora domina la nostra società e che, fortunatamente, ha visto l’adesione anche di uomini, tra cui l’attore Claudio Santamaria.
Con la speranza che la viralità di quest’ennesimo triste episodio possa contribuire ad invertire la tendenza, è stato doveroso sottolineare quanto il diritto alla maternità debba essere sacrosanto, a prescindere dall’età e da qualsiasi altro fattore. Come ha evidenziato la campionessa paralimpica Martina Caironi, un figlio è un dono alla società del futuro e come tale va protetto e tutelato. Il mito del successo professionale non può e non deve relegare in secondo piano le scelte che ogni donna ha il diritto di prendere, giovane o meno giovane che sia.