Spinte e cori razzisti, Rocchi spieghi: quando gioca la Juve viene applicato lo stesso regolamento?
Cominciamo dall’episodio più discusso durante e dopo l’ultimo Lazio-Juventus: la spinta di Milinkovic-Savic su Alex Sandro nell’azione della prima rete laziale. A prescindere dalla plateale caduta del brasiliano, le regole IFAB dovrebbero essere sempre le stesse e non venire applicate “a soggetto” o “a discrezione” del direttore di gara. Se il regolamento scrive che un giocatore non può appoggiarsi, e tantomeno spingere l’avversario, viene da chiedersi perché invece all’AIA lo consentano.
Nell’ultimo derby d’Italia è stato permesso a Dumfries di far rotolare per terra Kostic nell’azione che ha portato poi al rigore dell’Inter, e appunto in Lazio-Juve di sabato scorso al centrocampista laziale di dare una spintarella al difensore juventino, come ammesso a fine partita dallo stesso Milinkovic (“la mia non è stata però una spinta enorme”). In entrambi i casi i direttori di gara non sono intervenuti, e nemmeno sono stati chiamati dai loro colleghi al VAR a rivedere l’episodio. È stata sempre valutata l’intensità della spinta, ritenuta non eccessiva.
Però nel regolamento non esiste un misuratore delle spinte, c’è scritto che non bisogna spingere. Stop. Quindi andavano puniti sia Dumfries che Milinkovic, e rigore e gol non assegnati. Tra l’altro, sabato sera al VAR c’era l’arbitro Massimiliano Irrati, considerato a Coverciano il miglior varista su piazza. Perché non è intervenuto? Come avvenne in Juve-Nantes. Ai bianconeri non venne concesso un rigore perché Bremer si era appoggiato sul difensore francese che colpì poi la palla con la mano. Tutti dissero che l’arbitro (richiamato al VAR) era stato fiscale, ma giusto. In Italia, invece, funziona al contrario. A cominciare dall’AIA.
La quale dovrebbe inoltre spiegare, ma bene, come funziona la normativa federale sui cori razzisti. Perché a Torino è stato squalificato un intero settore della curva per dei “buu” all’indirizzo di Lukaku riportati a referto dagli ispettori FIGC ma che, durante la partita, nessuno aveva segnalato all’arbitro, e che probabilmente neanche lui aveva sentito. Altrimenti, come ha ricordato il chief football officer juventino Francesco Calvo, sarebbe scattata – proprio su invito dell’arbitro – la procedura che prevede la temporanea sospensione della partita e l’invito al pubblico a fermare quei cori da parte dello speaker dello stadio.
Com’è circa avvenuto sabato scorso all’Olimpico, quando sono partiti quelli nei confronti di Cuadrado. La gara, però, non è stata sospesa. Cori intonati dalla solita curva nord laziale, finita già sotto diffida per quelli antisemiti cantati durante l’ultimo derby capitolino, ma a cui è stato però consentito di essere lo stesso presente sabato scorso allo stadio grazie alla concessione della “condizionale”. Dulcis in fundo: per i cori a Cuadrado, solo un'ammenda al club di 2000 euro. Stravaganze della giustizia sportiva. E degli arbitraggi. Tra un spinta e l’altra, la Juve ha pareggiato una semifinale di Coppa Italia e perso l’altra di campionato. Giocherà anche male, ma se le regole venissero applicate… Già, ma quale regolamento applicano all’AIA? Rocchi, ci spieghi.