Dal boom con Sarri alle chances perse con Milan e Fiorentina: il talento Saponara all'ultima occasione
Nemmeno il Giudice Sportivo, che ha trasformato il 4-2 dello Spezia sulla Roma in un 3-0 per le sei sostituzioni dei giallorossi, potrà togliere a Riccardo Saponara la bellezza della sua doppietta romana. Primo gol con palla all’incrocio dei pali, raddoppio con pallonetto alla Totti sul campo che è stato di Totti.
Confessiamo una passione della prima ora per la qualità, le caratteristiche e il gioco di questo ragazzo che in carriera ha perso troppo tempo e troppe occasioni. Saponara è un trequartista, uno che vede il gioco, che piazza l’assist, che mette fantasia nella rifinitura dell’azione. Il problema è che, pur essendo così dotato, lo ha dimostrato poche volte e quasi mai lontano da Empoli così, questa di Spezia, può essere la sua ultima occasione per ritrovare il meglio di sé.
OCCASIONI PERSE - L’Empoli di Corsi lo acquistò nel 2009 dal Ravenna, Aglietti lo fece debuttare in B nella stagione 2010-11, ma è stato con Sarri che ha fatto il grande salto. Quaranta partite e 13 gol, play-off compresi, nel 2012-13 quando l’Empoli perse la promozione in A nella doppia finale col Livorno. Curiosità: la rete degli amaranto portò la firma di Duncan che, qualche giorno fa, ha lasciato Firenze proprio insieme a Saponara. Lo prese il Milan di Allegri, poi di Tassotti e di Pippo Inzaghi, un anno e mezzo con 7 presenze senza lasciare traccia di sé. Lo richiamò Sarri a Empoli che nel frattempo era salito in A, Saponara riprese il posto di trequartista nel famoso rombo empolese e fu decisivo per la salvezza. Altra stupenda stagione in azzurro con Giampaolo in panchina e di nuovo un salto, a Firenze, nel gennaio 2017. E anche in questo caso si è trattato di un’occasione persa. In quattro anni, gennaio 2017-gennaio 2021, Saponara è stato continuamente in prestito, prima alla Samp, poi al Genoa, al Lecce, infine il ritorno a Firenze. Quattro anni, quattro squadre, 70 presenze, 6 gol, senza mostrare interamente il suo calcio. Eppure a Firenze era arrivato un suo ammiratore, Cesare Prandelli: in tempi non sospetti, quando allenava lontano dall’Italia, parlando di centrocampisti italiani l’ex ct gli fece un grande complimento: “Saponara è l’unica mezz’ala che, col controllo orientato, sa saltare l’avversario”. Eppure con Prandelli ha giocato solo il secondo tempo contro il Benevento, poi è scomparso. Così come era scomparso con Iachini: una sola gara da titolare, il primo turno di Coppa Italia contro il Padova e 4 minuti alla terza giornata contro la Samp.
OCCASIONE SPEZIA - Ma che Saponara sia un fior di professionista lo dimostrano i 120 minuti dell’Olimpico. Se non si fosse allenato a fondo, se si fosse accontentato dello stipendio, non avrebbe retto due ore di partita (segnando il gol col pallonetto al 118') dopo aver giocato in tutta la stagione appena 117 minuti (uno con lo Spezia a Napoli). Alle soglie dei trent’anni lo ha voluto Italiano in Liguria e questa può essere davvero la sua svolta. Se perde anche questo treno Saponara dovrà abbassare le sue ambizioni. Per rendere al massimo deve sentirsi a casa, deve sentirsi al caldo, protetto dalle critiche, deve avvertire la massima fiducia intorno a sé. E’ questo il suo limite, ha bisogno del vento alle spalle non in faccia. Sul suo conto si diceva che potesse giocare solo come trequartista, invece alla prima partita, quella dell’Olimpico, ha fatto l’esterno di sinistra nel 4-3-3 di Italiano, 4-3-3 quando lo Spezia aveva la palla, ma 4-1-4-1 quando la palla era della Roma e Saponara difendeva da esterno sinistro. Anche il primo gol è arrivato con un taglio fantastico da sinistra al centro. Lo aspettiamo con fiducia.