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    Spalletti merita di restare e, se non sarà Champions, non è per colpa di Orsato

    Spalletti merita di restare e, se non sarà Champions, non è per colpa di Orsato

    • Giancarlo Padovan
    Quando gioca così - come a Udine e, prima, come a Genova con la Sampdoria - l’Inter è davvero da Champions League. Contro l’Udinese ha segnato quattro gol (Ranocchia, Rafinha, Icardi, nel primo tempo; Borja Valero nella ripresa), ha colpito una traversa (Karamoh), create due altre occasioni (entrambe con Perisic)  sventate sulla linea dal capitano dei bianconeri Danilo. Sarebbe potuta finire con un punteggio addirittura più ampio, ma non è questo il punto: è che l’Inter adesso (anzi da un po’) corre e non cammina, ha un’identità di gioco precisa, pochi uomini (perché la società ha fatto poco mercato), ma tutti ai posti giusti.

    ​Spalletti è arrivato, ha visto, ha capito (magari ci ha messo un po’ di tempo) e agisce di conseguenza. Non si fa problemi se mancano Vecino e D’Ambrosio (squalificati), né se nel riscaldamento si fa male Miranda. Si arrangia con quello che gli è rimasto: Borja Valero, altrimenti ridotto a riserva; Dalbert, l’acquisto più deludente della stagione; Ranocchia, quello che i tifosi dell’Inter contestavano appena ne sentivano il nome.  Per ironia della sorte a segnare il primo gol è stato proprio il centrale umbro, di testa, su calcio d’angolo di Brozovic. Certo, anche il caso ha contribuito, ma la forza di Spalletti è stata quella di coinvolgere tutti gli elementi di una rosa non certo eccelsa e meno che mai vasta. Tutto questo per dire che Spalletti è un allenatore di valore e merita di restare al suo posto, al di là di come finirà la stagione. Non che il tecnico sia bisognoso di mendicare una panchina (Marotta e Paratici, tanto per citare la dirigenza della capolista, sono suoi estimatori della prima ora e potrebbero farci un pensiero in caso di addio ad Allegri), è l’Inter che ha bisogno di lui perché possa continuare un lavoro appena cominciato.

    Forse è facile, e persino comodo, fare l’elogio di una squadra che vince 4-0 in trasferta e contro un avversario che ha cambiato tre allenatori in una stagione, difensivamente è molto perforabile e in tutta la partita ha creato una sola occasione da rete. Eppure quell’occasione (Lasagna, lanciato da De Paul, solo davanti ad Handanovic) avrebbe potuto cambiare il corso del confronto. Il vantaggio dell’Inter era minimo (1-0), si stava andando verso la fine del primo tempo (36’) e il contraccolpo sarebbe potuto essere durissimo. Non dico che l’Inter non avrebbe saputo risalire in groppa al match, ma quante volte abbiamo visto un solo gol - del tutto episodico - invertire il senso di una gara? Per fortuna, invece, Handanovic ha respinto e l’Inter, sette minuti dopo, ha saputo archiviare il risultato. E’ accaduto tra il 43’ (Rafinha) e il 46’ (Icardi), entrambe le volte in ripartenza, nei due casi con la complicità dei difensori dell’Udinese e, in ultima analisi, anche del portiere Bizzarri. Discorso chiuso e tre punti archiviati. Non senza, però, passare da un episodio istruttivo.

    L’espulsione di Fofana, ad inizio di ripresa, per un fallo su Perisic. Dinamica dell’azione e decisione dell’arbitro Mazzoleni, richiamato dal Var, in tutto e per tutto simili al rosso sanzionato da Orsato a Vecino, otto giorni fa, causa un intervento su Mandzukic. Scrivo questo perché, purtroppo, buona parte dei tifosi interisti è ancora convinta di avere subìto, contro la Juve, non un torto (la mancata espulsione di Pjanic), ma due (Pjanic e l’allontanamento di Vecino). Molto diffusa anche l’idea che, se l’Inter non approderà in Champions, la colpa sarà di un arbitro (Orsato, per l’appunto) e, per la proprietà transitiva, della Juve. Nulla di più falso e manipolato. L’Inter, come club, e Spalletti come tecnico vadano a rivedere i punti lasciati con le medio-piccole e si diano una spiegazione del perché è accaduto. E siccome assolversi è impossibile, recitino l’atto di dolore, pentendosi e dolendosi delle strumentalizzazioni e del vittimismo. A due minuti dalla fine, contro la Juve, l’Inter stava vincendo. Sarebbe bastato non sbagliare i cambi e nessuno avrebbe avuto i fantasmi per compagni dell’ultimo tratto di strada.     

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