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    Spalletti è una delusione: l'Inter torna a essere mediocre, Icardi si è perso

    Spalletti è una delusione: l'Inter torna a essere mediocre, Icardi si è perso

    • Giancarlo Padovan
    Il problema è uno: l’Inter sta tornando mediocre. Non so se Luciano Spalletti se ne stia accorgendo (e ne sia legittimamente preoccupato) o, addirittura, l’abbia previsto (è uno sciamano e fiuta l’aria). Fatto sta che a Bergamo ha cambiato il sistema di gioco (dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1) senza avvertire miglioramenti nel risultato. 

    Primo dato: nessun gol all’attivo ed è la terza volta consecutiva dopo il derby (meritava di vincere) e la trasferta con il Toro (non meritava di perdere).

    Secondo dato: due punti in tre partite quando, in teoria, sarebbero dovuti essere nove.

    Terzo dato: pochi tiri in porta (più quelli subìti di quelli fatti), un mezzo caso (Rafinha sostituito per lasciare posto a Eder), Icardi disperso nel nulla, molti rimpianti per lo squalificato Brozovic.
    L’Inter si è fermata nella palude. Ha gli stessi punti di Roma e Lazio (che si affrontano nel derby), ma potrebbe perdere contatto con una delle due se la straccittadina non finisse in parità. In questo caso l’Inter sarebbe quarta (è in vantaggio negli scontri diretti con la Roma), mentre deve  affrontare la Lazio nell’ultima di campionato all’Olimpico.

    In poche parole: ha perso tre occasioni per recuperare prima e staccarsi poi, dovrà soffrire fino all’ultimo e fino all’ultimo non saprà come considerare questa stagione. Un posto in più o in meno faranno la differenza, come in una volgarissima roulette russa.

    Spalletti mi sta deludendo. Avevo puntato su di lui ritenendo che fosse addirittura competitivo per lo scudetto (non aveva l’Europa League, è stato estromesso anche dalla Coppa Italia), adesso arranca in zona Champions senza certezze e con molti problemi

    La società non l’ha assistito sul mercato, ma a Bergamo con Rafinha (arrivato a gennaio) ha sbagliato. Il brasiliano non è il miglior fico del bigoncio, ma in quest’Inter, tra l’altro ridisegnata per collocarlo più vicino alla porta, immette qualità che altri non hanno.

    Ora è certamente vero che Rafinha, poco prima della sostituzione, avvenuta oltre la metà della ripresa, aveva mancato un gol da un passo (palla alta), ma è altrettanto vero che i palloni più utili e pericolosi li aveva giocati lui.

    Casomai era Perisic, l’altro trequartista, l’elemento da togliere. Primo, perché aveva mancato due gol nel primo tempo (il primo su assist di Rafinha, appunto; il secondo su servizio profondo di Gagliardini). Secondo perché anche nelle ripartenze, il croato tocca sempre la palla una volta di troppo, non è rapido nelle decisioni e, soprattutto, non è continuo nella prestazione. 
     
    Non c’è dubbio che Spalletti si fidi più di lui che di qualunque altro. Ma certe prestazioni dovrebbero aprirgli gli occhi. Non dico di escludere Perisic a priori (sarebbe imbelle e autolesionistico), ma una sostituzione in corsa, a volte sarebbe utile e forse anche decisiva (la controprova, purtroppo, non esiste).

    L’Atalanta ha giocato meglio dell’Inter. Non per tutta la gara, ma relativamente al primo tempo: più ricco di occasioni (almeno tre: una per il Papu Gomez e due per Barrow) e di intensità, più alto nel ritmo e nell’aggressione. I nerazzurri di Milano, schierati con Skriniar, Miranda e D’Ambrosio dietro, Cancelo e Santon sugli esterni, Borja Valero e Gagliardini in mezzo, hanno sbagliato tanto. Sia nel recupero palla (affannoso), sia nell’impostazione.

    Non ce l’ho con Borja Valero, ma i suoi tocchi solo orizzontali non favoriscono nessuna ripartenza. Anzi, rallentano qualsiasi iniziativa.

    Nella ripresa l’Atalanta (priva di Ilicic, Spinazzola, Rizzo, lo squalificato Petagna e Palomino) è calata vistosamente, ma l’Inter non ne ha saputo approfittare. Ha accelerato solo negli ultimi venti minuti, ma con una manovra prevedibile (gli sganciamenti di Cancelo) e disordinata. 
    Lo 0-0, per quanto equo, provoca solo scontentezza: l’Inter galleggia tra la l’obiettivo minimo e la mortificazione. L’Atalanta, invece, incalzata dal Torino, rischia di vedersi staccata da Milan (anche se ha il Napoli) e Fiorentina. Sempre che la Sampdoria non faccia punti a Torino, come nessun atalantino, in fondo, si augura.       

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