Spalletti e Pallotta, ora chiedetegli scusa: Totti è il calcio, più forte dell'arroganza
Sì, vadano a chiedere scusa a Totti. Ci vadano assieme, Spalletti e Pallotta. Per tutto quello che hanno detto e anche per quello che non hanno detto; per tutto quello che hanno fatto. Anzi, che gli hanno fatto: lo hanno umiliato, messo da parte, trattato come un rompiscatole e un ex calciatore; lo hanno cacciato dal ritiro (casa sua, non casa loro) e accusato di colpe incredibili (perfino degli insuccessi di Dzeko). E hanno provato a distruggerlo anche nel morale, nella testa. Hanno sottovalutato che un grande campione è spesso un uomo fortissimo: Totti gli ha insegnato pure questo.
Non avevamo mai visto niente di simile a quanto capitato in Roma-Torino, e forse non lo avevamo mai nemmeno immaginato. E' una notte che è già storia, questa. Anzi, sono quei due minuti a essere già leggenda. Totti buttato dentro all'85', un altro affronto, come se davvero non stesse in piedi, come se non contasse nulla quanto aveva fatto a Bergamo appena tre giorni prima, come se Spalletti volesse dimostrare una volta di più che lui, il capitano, ormai vale nulla. La Roma sotto 2-1, la Champions tornata paurosamente in bilico.
Poi il cronometro che scandisce quei pochi, storici secondi. Ne sono passati tre da quando Totti è entrato in campo: punizione dalla destra di Pjanic, tocco di testa di Manolas, gol del capitano in spaccata, di esterno destro, sul secondo palo. Ne sono trascorsi altri cento, di secondi: cross di Perotti e lo sciagurato Calvarese concede ai giallorossi un rigore che non c'è, dopo avergliene negati due netti in precedenza. Totti va sul dischetto: niente cucchiaio, stavolta, perché non serve una magia per scolpire questo gol nella pietra, basta buttarla dentro. Così è: 3-2.
Questi due minuti entrano nella storia di Totti e del nostro calcio. Ma anche, ahilui, nella storia di Spalletti, perché se è vero che nessuno per ora ricorderà l'allenatore giallorosso per gli scudetti vinti, certamente resterà indimenticabile la sua schizofrenica gestione di uno dei campioni più grandi del nostro calcio. A un certo punto abbiamo pensato che a fine partita potesse dire: forse è meglio se me ne vado. Non lo ha fatto.
Tant'è. Chi ama questo sport, chi ama le emozioni che il pallone sa dare, non può che essere riconoscente a Totti. E anche quelli che finora non avevano una considerazione così grande di lui, forse oggi cambieranno idea. Perché questa non è solo la vittoria di un fuoriclasse, ma anche di un uomo.
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Stefano Agresti
@steagresti