Spalletti e Inzaghi mai così vicini: quanti incroci, ma a sorridere è la Lazio
Non sarebbe Natale senza un Inter-Lazio nei paraggi. Da sette anni la sfida si gioca in uno degli ultimi quattro turni del girone: l'andata è il segnale dell'avvicinarsi del nuovo anno, il ritorno annuncia l'estate meglio delle lucciole e delle giornate lunghe. Solstizi calcistici, partite di confine in cui si battono le forze lunari nerazzurre e le energie solari biancocelesti.
Chi meglio di Luciano Spalletti, con il baffetto mefistofelico e il vissuto in terre orientali, per guidare l'esercito della notte? E dall'altra parte, nello schieramento della luce, chi potrebbe dubitare del viso pulito e dell'onestà tattica di Simone Inzaghi? Stimati dai rispettivi popoli, i due tecnici si scontreranno sabato al Meazza per cercare l'ultima vittoria di un girone comunque ben giocato da entrambi. Ma non sarà la prima volta che le loro storie si intrecciano.
DEBUTTANTI - 1998. Spalletti va per il mondo con le vesti di giovane promessa della panchina, i suoi modi sinceri sono quelli della provincia toscana: cinque anni a Empoli, una salvezza da subentrato, e poi due promozioni consecutive, dalla C1 alla A. Per questo in estate è stato chiamato a Genova, sponda doriana, per sostituire Vujadin Boskov. Inzaghi si presenta sul palco come giovane promessa dell'attacco: ha passato le ultime stagioni a imparare il mestiere in C1 e C2, e adesso ha l'occasione di esibirsi in serie A con la maglia della sua città, il Piacenza; all'esordio, la Lazio apre le maglie della rete per accogliere il suo primo gol fra i grandi – siamo all'inizio del corteggiamento. Il 18 ottobre i due predestinati si incontrano allo stadio Garilli: Piacenza-Sampdoria finisce 4 a 1. L'allenatore blucerchiato, che deve fare a meno della stellina Vincenzo Montella (infortunio alla caviglia destra), osserva impotente l'attaccante firmare il vantaggio del 2-1. Preparazione estiva anticipata (per giocare l'Intertoto), acquisti non all'altezza, mancanza di fiducia e problemi di spogliatoio: due mesi dopo Spalletti è già a spasso. Richiamato a febbraio, non riuscirà a impedire la retrocessione della Sampdoria. Ripartirà da Venezia, città liquida, per continuare l'addestramento al successo. Inzaghi cederà invece alle lusinghe della spasimante, forte di 15 gol in 30 presenze: con la Lazio vincerà Scudetto e Coppa Italia.
GIOVINEZZA - Passano cinque anni. Ritroviamo Spalletti a Udine, dove sta preparando la rincorsa per provare di nuovo il grande salto: nella stagione precedente si è preso il sesto posto e la qualificazione UEFA, ma ha conosciuto l'ambizione. “L'Udinese è stata il mio trampolino di lancio” dirà. A Roma continua la relazione fra Inzaghi e la Lazio: 120 appuntamenti e 41 segnature. Ormai nessuno dei due può nascondersi dietro il ruolo di promessa: la grinta e l'intelligenza calcistica sono segnali ingombranti, che esaltano i caratteri. All'andata finisce 2-1 per la Lazio allenata da Mancini; al ritorno è 2-2. Inzaghi firma entrambe le occasioni, e a fine anno sono 33 presenze e 10 reti, di cui 3 in Europa (doppietta allo Sparta Praga, e gol contro il Chelsea di Ranieri a Stamford Bridge). Spalletti esce con un solo punto dai due confronti, ma propone un gioco concreto e divertente: il suo lavoro verrà premiato con una nuova qualificazione in Coppa UEFA e, nella stagione successiva, con il raggiungimento della zona Champions e la vittoria della Panchina d'Oro.
MATURITÀ - Nel 2005 arriva la chiamata di Franco Sensi. È l'occasione, e Spalletti è pronto. Resterà quattro anni nella capitale. La Roma 2007/2008 è una delle migliori di tutti i tempi: sfiora lo scudetto, elimina il Real Madrid negli ottavi di Champions League (vittoria in casa e al Bernabeu) e acchiappa una Coppa Italia e una Supercoppa. Inzaghi vive un momento di flessione, sempre più ai margini del progetto di Delio Rossi. Prova a rilanciarsi all'Atalanta ma dopo appena un anno torna a casa, alla Lazio: è qui che vuole finire la carriera. Il derby del novembre 2008 finisce 1-0 per la Roma: l'attaccante biancoceleste prende il posto di Rocchi negli ultimi minuti di partita e si mangia il gol del pareggio.
Poi le storie si dividono di nuovo. Per Spalletti l'avventura continua nella steppa, allo Zenit di San Pietroburgo, dove vince due campionati, una Coppa e una Supercoppa di Russia. Inzaghi nel 2010 si ritira, e inizia la carriera da allenatore nelle giovanili. “Al mattino il presidente mi ha fatto la proposta, al pomeriggio ho detto sì. Ho il patentino di tecnico di terza categoria, prenderò quello di seconda e poi di prima. Con un sogno: allenare la prima squadra.”
PRESENTE – Ci riesce nel 2016, quando Lotito lo sceglie per sostituire Stefano Pioli. A Roma è tornato anche Spalletti, rievocato sulla panchina da James Pallotta. Quattro incroci all'Olimpico, stavolta da colleghi: due vittorie a testa. Spalletti centra il secondo posto e l'obbiettivo della qualificazione Champions, e a giugno la proprietà dell'Inter lo elegge nuovo nocchiero, per ricostruire la squadra e rincorrere altre glorie. I nerazzurri decollano (sedici risultati utili consecutivi, record di 33 punti in 13 giornate), fino ai due stop contro Udinese e Sassuolo. Inzaghi agguanta il piazzamento europeo ma perde la finale di Coppa Italia contro la Juventus; in estate Lotito gli compra un biglietto aereo destinazione Salerno e apparecchia per Bielsa. Ma l'ospite non si presenta. E allora ci si consola con l'innamorato respinto (che non aspetta altro): ad agosto rivincita con la Juve e Supercoppa a Formello, a settembre demolizione del Milan per 4 a 1, e un mese dopo si ribadisce contro i bianconeri, allo Stadium. Poi le sconfitte contro Roma e Torino rallentano il passo. Adesso, finalmente, è Inter-Lazio. Spalletti e Inzaghi non sono mai stati così vicini. Sabato lo saranno ancora di più.
@VittNicc