Redazione Calciomercato
Spalletti deve aggiustare l'Italia: Darmian per Di Lorenzo, come gestire Barella e Chiesa
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Da un lato c'è senza dubbio da ricordare il punto più importante: questa Italia resta un progetto in fase embrionale. Non è un "instant team" in stile "Contiano", bensì una visione inevitabilmente più a lungo termine e il cui obiettivo deve rimanere la qualificazione a quel Mondiale che nell'estate del 2026 mancherà ormai da 12 anni. Non vuole essere un'attenuante alla valutazione del tecnico, quanto un "reminder" a noi tutti: dai tifosi agli analisti, spesso troppo inclini agli estremismi nei nostri giudizi. Non eravamo fenomeni con l'Albania e non siamo scarsissimi dopo questo incrocio alla Spagna. La verità sta nel mezzo. E ci conferma che siamo una buona squadra. Un gruppo che in qualche modo ha saputo resistere anche grazie alle individualità - in questo caso del suo estremo difensore; un gruppo che con la Croazia vista in queste prime due uscite parte per potersela giocare senza problemi.
Certo, Luciano Spalletti dovrà fare degli aggiustamenti. Perché nella serata deludente di Gelsenkirchen c'è questa volta anche del suo. Soprattutto nella gestione dei cambi, apparsi un po' confusionari. Se la lettura infatti di un Jorginho costantemente sverniciarto e quasi fuori contesto ai ritmi imposti dagli spagnoli non fa una piega, un po' più sorprendente è stata la scelta Cambiaso. O meglio: lo è stata in funzione dello spostamento a sinistra di Chiesa per permettere all'ex genoano di dare una mano a un Di Lorenzo in panico totale con Nico Williams. Ne è venuta fuori però un'operazione dagli effetti ancor più suicidi per l'Italia: Marc Cucurella - migliore in campo degli spagnoli insieme allo stesso Williams - si è trovato di fatto sgravato dai compiti difensivi; e così, forte di una serata di assoluto strapotere fisico, ha alzato il suo raggio di azione di una ventina di metri, mettendo ancor più in luce la fragilità dei tentativi di uscita palla al piede degli Azzurri. Quello di Spalletti si è rivelato così un errore di lettura ancor prima che di concetto; e da lì l'inizio di ripresa si è fatto ancor più complicato per la già sofferente Italia vista anche nel primo tempo.
Al di là della gestione di questo particolare intervallo e dei relativi aggiustamenti in campo di cui hanno avuto bisogno gli Azzurri, il concetto per Spalletti si sposta adesso sulla questione Di Lorenzo/Darmian e sulla gestione di Barella e Chiesa, i due giocatori di movimento teoricamente fiore all'occhiello di questa nazionale. Sul primo punto pare evidente come le due partite deficitarie del capitano del Napoli impongano al ct quantomeno di dare una chance a Darmian con la Croazia - elemento per giunta reduce da una stagione diametralmente opposta a quella del terzino del Napoli.
E poi, sul secondo punto, occorrerà provare a mettere più in condizione di poter fare male sia Barella che Chiesa. Largo a destra lo juventino aveva combinato pochino già anche con l'Albania; mentre Barella mediano in un 4-2-3-1 è di fatto spesso privato dei suoi inserimenti, un giocatore depotenziato concettualmente. Temi che sarà a questo punto chiamato a prendere in considerazione il cittì, specie a fronte di un collettivo a cui forse è mancato anche un pizzico di personalità.
Ecco, quest'ultimo punto è interessante e preoccupante al contempo. La sensazione della vigilia infatti era che il gap con la Spagna non fosse così ampio. La lezione di Gelsenkirchen invece ci rammenta quanto lavoro ci sia ancora da fare per il commissario tecnico. Resta la fiducia, ma con la Croazia sarà importantissimo non "floppare" per non indebolire fin dall'inizio un progetto che ha bisogno di costruirsi solido anche fuori dalle mura dello spogliatoio. Spalletti non può permettersi di perdere l'opinione pubblica. Una clamorosa uscita ai gironi invece sarebbe come minare di tritolo il duro lavoro di costruzione delle fondamenta. Troppo pericoloso.