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    Sorteggio lungo, noioso e svuotato della sua mistica. Ma la nuova Champions promette spettacolo

    Sorteggio lungo, noioso e svuotato della sua mistica. Ma la nuova Champions promette spettacolo

    • Simone Eterno
      Simone Eterno
    A un certo punto, altezza metà 'Pot 3', quando eravamo ormai prossimi all'ora di 'tiritera', Giorgio Marchetti ha iniziato a cambiare passo, come fanno in quei ristoranti affollati in cui c'è la fila fuori e i proprietari vogliono massimizzare l'incasso. No, non era una di quelle trattorie di Trastevere che finiscono sulla guida, ma il Grimaldi Forum di Monte Carlo. Nessun proprietario farfallone che prova a convincerti a rimanere lì con il prosecchino di rito, ma solo il UEFA General Secretary - il capoccia, direbbero sempre a Trastevere - che capita l'antifona di una cerimonia che stava andando un po' troppo per le lunghe, provava a salvare il salvabile accelerando il ritmo delle cose. Anche perché il suo uomo di punta per la presentazione di una Champions League dal look rifatto - Cristiano Ronaldo - da qualche minuto aveva iniziato a guardarsi in giro con il fare di chi tra l'annoiato e il perplesso, provava a capirci qualcosa. 

    Come Cristiano, in tanti del resto. Spiegarla alle fidanzate o alle mamme non è stata semplice. "Le prime otto vanno agli ottavi, dalla nona alla ventiquattresima fanno lo spareggio, le altre vanno a casa; ne giochi 4 in casa e 4 fuori con 8 avversarie diverse divise in quattro fasce in base al ranking - ne trovi due per fascia"... E gli sguardi che si perdono. Serve il disegnino. Serve lo schemino. 

    In realtà non è poi nemmeno così complicata. Solo schematica, noiosa. E priva di pathos, di quel brivido che da tifosi, da bambini, ha in fondo sempre reso tremendamente affascinante il giorno del sorteggio. Le palline. L'ambasciatore che "porta sfiga" perché di squadra che hai sempre odiato; oppure amato, e allora eri convinto che proprio lui potesse fare tutta la differenza del mondo. Perché era nel giorno del sorteggio, che fosse agosto o dicembre, che passavano tutte le speranze. Perché in quel ruotare, estrarre, aprire e leggere si racchiudevano quei brividi o quelle delusioni che portavano a farti esclamare "dai che è l'anno buono", oppure "ma quando mai passiamo". Perché in quelle palline sentivi ci fosse, banalmente, il tuo destino. 

    Sull'altare della modernità di una rivoluzione più indotta che voluta - la parola "Super League" è finita persino nello splendido, quello sì, video di presentazione a teatro con Ceferin, Buffon e un Ibrahimovic versione attore davvero convincente - la nuova Champions League ci ha levato anche questo: il brivido del sorteggio. Oggi, la pallina, è rimasta più che altro per ricordarci le emozioni che furono. Per il resto, è un oggetto svuotato del suo senso, della sua mistica. Utile solo a rammentare che prima o poi toccherà anche a te e un freddo algoritmo, in 2 secondi e mezzo circa, scriverà il tuo destino per l'intera stagione. 

    Insomma, è stato un sorteggio lungo, freddo, noioso e svuotato del suo pathos, della sua mistica. Ma le brutte notizie, dovrebbero essere finite qui. Dall'altro lato, infatti, c'è una riforma della Champions League che francamente promette spettacolo. Una competizione che ambisce a diventare quel grande campionato europeo accelerato dalla rivoluzione fallita di Andrea Agnelli e Florentino Perez. Perché davvero si ha la sensazione che ogni partita avrà un peso specifico tutto suo, che i match 'inutili' saranno davvero ridotti all'osso. In fondo per quel 24° posto che terrà accesi sogni e speranze di tanti, basterà poco. Nelle simulazioni matematiche della UEFA di Stéphane Anselmo, head of competitions strategic development - il capoccia che se l'è inventata, direbbero ancora a Trastevere - si parla di 7.6 punti per restar dentro. Che tradotti sono due vittorie e due pareggi su otto partite; oppure due vittorie, un pareggio e qualche preghiera. E poi, lì, nella terra di mezzo, avremo probabilmente una maggioranza di squadre a cui sarà impossibile fare calcoli, e a cui al tempo stesso cambieranno prospettive e accoppiamenti per ogni singolo punto, persino per ogni singolo gol fatto o subito. Insomma, una fase a gironi che va in pensione ufficialmente sull'altare di un grande campionato europeo per club in cui la differenza si farà su pochissimi dettagli. Tutto sommato, suona bene. Ma certo è una novità. E nei tempi cupi in cui viviamo di crisi economiche cicliche, conflitti, ed emergenze continue - più o meno vere, più o meno indotte - le novità ci fanno paura. Ma questa, sorteggio a parte, non sembra poi così male. 

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