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Sormani, un affare da mezzo miliardo
IL PELE' BIANCO - In Italia i “favolosi” anni '60 sono iniziati da una manciata di mesi quando la squadra brasiliana del Santos, impegnata in una delle sue numerose tournée “acchiappasoldi” in Europa, mette in mostra un ventenne davvero promettente. Il Santos negli anni '60 del XX secolo vive il periodo migliore della sua storia, si aggiudica più volte il Campionato Paulista, la Taça Brasil, la Coppa Libertadores e la Coppa Intercontinentale, infarcito com'è di campioni, oltre al campione dei campioni Pelè. Non risulta dunque difficile capire perchè il Santos in quegli anni sia perennemente impegnato in gare, ufficiali e amichevoli, in giro per il mondo. Proprio durante una di queste tournée in Europa del Santos Edmondo Fabbri, allenatore del Mantova, mette sotto la propria lente il giovane ventenne brasiliano Angelo Sormani e se ne innamora, tanto da richiederne al proprio presidente il tesseramento. Nato a Jaù nello stato di San Paulo da una famiglia di origini toscane - il bisnonno era emigrato in Brasile alla metà del XIX secolo - Angelo Benedicto Sormani mette sin da subito in mostra una chiara predisposizione per football. Nel 1959, appena ventenne, Sormani va a giocare per il Santos di Pelè: il ruolo è il medesimo di O Rey, centravanti, quindi l'allenatore sposta Sormani all'ala dove, grazie alla sua duttilità, riesce a mettersi in mostra. Tanto che il nome di Sormani viene segnalato da un parente del presidente del Mantova, Giuseppe Nuvolari: è forte, è oriundo, costa poco. Come detto, Fabbri lo vede e dà l'assenso all'operazione, così Sormani passa al Mantova per poco più di 30 milioni di lire. Il ragazzo in Italia si ambienta che è una meraviglia, non soffre di saudade e segna gol a ripetizione.
MISTER MEZZO MILIARDO - Saranno ben 16 le sue reti su 42 totali del Mantova in 31 partite il primo anno. Improvvisamente tutti cercano Sormani, che nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza italiana e il soprannome – poi abusato – di Pelè bianco. La Fiorentina arriva ad offrire al Mantova 300 milioni e il Barcellona pare preparare addirittura un assegno in bianco pur di convincere Nuvolari a cedere Sormani. Nuvolari tentenna, è forse sul punto di cedere ma la tifoseria virgiliana insorge e a gran voce pretende che il presidente si impegni ufficialmente a non cedere il giocatore. E così sarà. Almeno per un altro anno. La stagione 1962/63 per Sormani è ancora ricca di soddisfazioni perchè se è vero che segna qualche rete in meno (13 in 33 partite), è però più partecipe alla manovra e diventa il vero fulcro del gioco del Mantova. Naturale quindi che l'asta per averlo si riaccenda prepotente. La Roma da subito si porta in vantaggio, intavolando una complessa trattativa con il Mantova che arriva al suo epilogo a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Presidente della Roma in quegli anni è il conte Marini Dettina, rimasto famoso per i molti soldi spesi per le varie campagne acquisti giallorosse e per l'episodio passato alla storia come la “colletta del Sistina” del 1965 quando, versando la Roma in gravissime condizioni economiche e senza i soldi per la trasferta a Vicenza, viene organizzata una colletta tra i tifosi in una serata al Teatro Sistina alla quale partecipa anche il capitano giallorosso Losi. Davvero altri tempi. Nel giugno 1963 il conte Marini Dettina per avere Sormani non bada a spese e oltre a staccare un assegno di ben 200 milioni gira al Mantova anche Nicolé, Jonsson, Manganotto e il prestito del tedesco Schnellinger, appena acquistato dal Colonia per 80 milioni: in totale la valutazione che la Roma fa di Sormani è di circa 500 milioni di lire, un record per quei tempi. La valutazione straordinaria fa molto rumore. Tutti ne parlano, tutti iniziano a riferirsi a Sormani come “Mister mezzo miliardo”, non giovando assolutamente alla serenità del giocatore. Interessante riportare qui uno stralcio di un'intervista che Rino Icardi per La Gazzetta dello Sport fa a Sormani nei giorni del calciomercato, dove bene si capisce quanto la valutazione economica faceva parlare e discutere gli ambienti calcistici nostrani: “- Quanti chili pesa, Sormani?
- Ottanta.
Rapido calcolo: 450 milioni diviso 80 fa qualcosa meno di 6.
- Sa di costare circa 6 milioni al chilo?
Angelo Benedicto è arrossito come una pollastrella. (…)
Mezzo miliardo di lire è dunque la valutazione complessiva che Roma e Mantova hanno fatto di Sormani nell'estate del 1963 e questa valutazione peserà come un macigno sul giocatore che a Roma non riesce ad esprimersi sui livelli raggiunti a Mantova. Come accennato, la Roma ha i suoi problemi, ambientali ed economici, non ha tempo e voglia di attendere Sormani e dopo una stagione molto deludente lo cede alla Sampdoria.
DA “MONDINO” FABBRI AL “PARON” ROCCO - A Genova le cose vanno ancora peggio, tanto che in molti pensano che la carriera di Sormani ad alti livelli sia già finita, ad appena ventisette anni. Eppure, non tutti hanno smesso di credere in lui. Se all'inizio della avventura italiana di Sormani Fabbri era riuscito ad esaltarne le qualità, portandolo anche in Nazionale, adesso nel suo destino sta per entrare un altro allenatore che saprà farlo risorgere. Nell'estate del 1965 Nereo Rocco chiede alla dirigenza del Milan di acquistare proprio Sormani. La dirigenza rossonera non crede sia una buona idea, ma il cartellino ora è arrivato a costare davvero poco e una scommessa la si può anche fare, tenuto conto che il “Paron” difficilmente sbaglia. Così Sormani nel 1965 arriva al Milan di Rocco e, liberato da pressioni e aspettative, rinasce firmando una stagione strepitosa realizzando 21 reti in 32 partite. A Milano Sormani resta per cinque stagioni, conquistando nel 1969 la Coppa dei Campioni, prima di chiudere la carriera a Napoli, Firenze e Vicenza.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)