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'Sono un padre addolorato: mio figlio ha lasciato il calcio per la scuola!'
sono un padre addolorato perchè mio figlio ha deciso di abbandonare il calcio dopo tanti anni di sacrifici. Io e mia moglie non riuscivamo a capacitarcene perché non capivamo il motivo di una tale scelta. Poi dopo diverse sollecitazioni al dialogo, ecco la sua risposta che ci ha spiazzati: "preferisco la scuola al calcio...la scuola può darmi un futuro concreto, il calcio no". C'è da dire che nostro figlio è sempre stato molto studioso e bravo a scuola: ha 16 anni e fa il liceo classico. Però non comprendiamo una decisione così drastica perché comunque giocava in una squadra professionistica e a detta di molti poteva ambire ad arrivare in prima squadra. La sua scelta è stata dettata dal fatto di non riuscire più a conciliare gli allenamenti del calcio con gli impegni scolastici. Si era accorto che il suo rendimento a scuola era sceso ed essendo particolarmente orgoglioso ha appunto deciso di abbandonare per sempre il pallone. Dobbiamo rispettare questa scelta? A noi dispiace perché non vuole proprio più fare sport, neanche a livelli più bassi. Ma la vita di un ragazzo NON può essere solo la scuola! Vincenzo '67
Caro Vincenzo '67,
mi verrebbe immediatamente da dire che vostro figlio ha la testa sulle spalle, è molto maturo e non può essere assolutamente biasimato per la scelta fatta, più che coraggiosa. Ma, allo stesso tempo, non ritengo neppure giusto che sia la scuola a condizionare così tanto la vita e le scelte di vostro figlio. Il quale dovrebbe poter trovare il tempo per fare tutto, allenamenti e versioni di latino e greco. Il problema è che, troppo spesso, la scuola - specie un liceo (ma perché un ragazzo brillante negli studi dovrebbe scegliere una scuola più facile?) - non va incontro alle esigenze dello studente sportivo-agonista. Mente in altri paesi, chi si distingue nello sport può giovare di premi e agevolazioni all'interno della scuola stessa, qui, in Italia, chi fa sport, anche se ad alti livelli, non può sperare nell'indulgenza di nessuno, né dei professori né dei presidi. I ragazzi si ritrovano spesso emarginati anche in classe solo perchè hanno chiesto un permesso per uscire un'ora prima per andare a giocare a pallone, a tennis o a praticare altre discipline sportive a livello agonistico. Ed ecco che l'apparente scelta matura di vostro figlio va, invece, contrastata facendogli capire che la vita è una sola e che fare sport è importante non solo per arrivare tra i professionisti ma per mille altre ragioni che non sto qui ad elencare perché le conosciamo tutti. E siamo proprio noi adulti a doverlo spiegare ai nostri figli.
E tu Vincenzo hai detto bene: "...ma la vita di un ragazzo NON può essere solo la scuola!".
Cordialmente
Jean-Christophe Cataliotti
www.footballworkshop.it
Scrivete a avvcataliotti@libero.it
PS: nella foto, Giorgio Chiellini, un esempio virtuoso: calciatore professionista ad altissimo livello e laureato in Economia e Commercio. Lui non la lasciato il calcio per la scuola, né ha fatto il contrario.