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  • Sonetti a CM: 'Toro, con la Juve senza paura per rivincere il derby 19 anni dopo la mia impresa'

    Sonetti a CM: 'Toro, con la Juve senza paura per rivincere il derby 19 anni dopo la mia impresa'

    • Alessandro Salvatico
    Fra pochi giorni compirà 73 anni, di cui quasi 50 vissuti come professionista nel mondo del calcio. Allenatore dalle mille esperienze, la gran parte delle quali positive, umile e vincente, concreto e gentile, Nedo Sonetti ha legato il suo nome anche alla stracittadina della Mole: fu lui, infatti, l'allenatore dell'ultimo Toro capace di sconfiggere la Juve. Sembra passata una vita.

    Mister Sonetti, lei è ancora oggi l'ultimo ad aver fatto l'impresa.
    "Sì, era la stagione 1994/'95, se non ricordo male; quell'anno con il mio Torino vincemmo il derby sia all'andata che al ritorno, e so che da allora non è mai più accaduto".

    Veramente, Mister, il Toro non ne ha più vinto uno, in assoluto...
    "Davvero? (Sorpreso, ndr). Pensavo fosse mancata l'accoppiata stagionale, non che non se ne fosse vinto manco uno...Ma son passati 19 anni". 

    Già. E quanti ne passeranno, ancora?
    "Beh, non voglio arrivare a dire “ora o mai più”, ma certo questo sembra davvero il classico “anno buono”: la squadra di Ventura viaggia più che bene, pratica anche un calcio molto piacevole, ha le potenzialità per tentare un colpaccio. Certo, la Juventus ha una solidità impressionante, nonché una continuità su livelli molto alti".

    Vero. Ma la Juventus che sconfisse Sonetti non era certo da meno...
    "Altrochè! Da Vialli in giù, tutto il gruppo si stava formando con il primo Lippi, e avrebbe dominato la scena quell'anno e per molte stagioni a venire".

    Fra colleghi si usa non elargire consigli, ma cosa fece o disse, quell'anno, per centrare quei due successi?
    "La partita si prepara nel migliore dei modi possibili, ma questo vale per ogni incontro. Una cosa sicuramente la posso dire, però: è necessario scendere in campo senza paura. Sì, “senza paura” è la chiave: contro una squadra come la Juventus, le possibilità già sono poche, ma se la affronti con addosso la paura diventano zero".

    Si aspettava un Toro così avanti in classifica?
    "Sarò onesto: no. Non credevo sarebbe andato così bene. Bisogna dare atto a Ventura di aver trovato la miglior quadratura del cerchio, di aver saputo cambiare gioco e di aver trovato una nuova collocazione – almeno in parte, diciamo – per Cerci, idea su cui avrebbero puntato in pochi e che invece si è rivelata vincente, guardando anche solo il numero di gol segnati. Spero di vedere lui e Immobile ai Mondiali, fra l'altro".

    E Nedo Sonetti, ora, cosa fa?
    "Dopo più di un anno e mezzo di inattività, in cui – l'ho dichiarato più volte – sono stato tranquillamente a guardare, da poco ho detto “basta”: sento la necessità di tornare nel calcio, mi è rinata la voglia belluina di pallone".

    Si è mai sentito, nella sua lunga carriera, un allenatore sottovalutato? Per lo meno a fronte di un numero di obiettivi centrati che pochi possono vantare...
    "In effetti, una cosa come 8 promozioni non è da tutti; e poi le salvezze, le coppe, insomma sì, ho fatto il mio. Sottovalutato? Non lo so, sinceramente, non lo posso dire. So di avere ormai un'età, per cui non necessariamente vorrei sedermi in panchina; ma come consulente, o con un incarico che comunque mi permetta di mettere a disposizione la mia esperienza per una squadra, questo sì, mi piacerebbe. Penso saprei essere utile".

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