SOLO JUVE. Mughini: 'Il rigore di Isla? Pagato un debito d'onore per Muntari'
Questa settimana, per la rubrica SOLO JUVE, riprendiamo un pezzo di Giampiero Mughini, giornalista e scrittore, noto tifoso della Juventus. Mughini scrive sul suo blog, http://notizie.tiscali.it/socialnews/Mughini/181/
Scrive Mughini:
Torno a parlare di calcio perché al lunedì mattina le dieci persone che ho incontrato nell'andare a comprare i giornali solo di quello mi hanno parlato e interrogato. Se sì o no c'era il rigore a favore del Milan che ha determinato il Milan-Juve 1-0 di domenica sera. Me ne ha scritto proprio adesso un mio amico juventino che vive non lontano da Milano. Che il rigore non ci fosse minimamente mi pare talmente ovvio, persino superfluo da commentare. Che la Juve avesse contratto con il Milan un debito d'onore dopo che quel pallone calciato da Muntari era entrato nella porta bianconera di un metro abbondante e l'arbitro aveva invece detto di no, mi pare altrettanto superfluo da commentare tanto era evidente. E difatti ho risposto via mail al mio amico juventino che i debiti d'onore si pagano e che la Juve ieri sera lo ha pagato. Semplice semplice. Più semplice di così.
E invece non è semplice affatto, perché la linea divisoria tra juventini e anti-juventini in Italia è più netta e minacciosa di quanto non lo fosse la linea divisoria tra neri a bianchi nell'Africa del Sud ai tempi dell'apartheid. Impressionante un mio amico milanista che mi mandava sms in continuazione durante la partita, a lui non passava per la testa di dire che quel rigore non c'era proprio per niente. Accecato dallo spirito di fazione continuava a ripetermi che il Milan stava surclassando i bianconeri. Che cosa non si fa e si dice per amore calcistico. Esemplari erano poi i giudizi dei commentatori di Sky, anche loro attentissimi a non molestare l'antijuventinità, ovvero i due terzi dell'audience televisiva. Quell'errore fosse stato fatto a favore della Juve, già avremmo sentito per strada i cori di cortei rabbiosi e minaccianti.
Sono anzi arcisicuro che nei secoli si continuerà a parlare del gol (validissimo) di Muntari e invece il meno possibile della topica arbitrale di ieri sera. Che poi il Milan sia stato un ottimo Milan - soprattutto in difesa e nel chiudere i varchi, tanto che il portentoso El Shaarawy ha giocato una buona parte della gara da terzino, e questo attesta che formidabile giocatore moderno sia, e questo in particolare nel primo tempo - è fuori di dubbio. Che la Juve sia stata prima mediocre e poi prevedibile, è fuori di dubbio. Solo che senza quel rigoretto caduto dal cielo, la partita finiva 0-0. Né più né meno. Mica voglio togliere nulla al Milan, una delle squadre e delle società che hanno fatto la storia del calcio non solo italiano, però finiva 0-0. Mi dite di no, che sto sbagliando, che il Milan ha tirato cento volte in porta, che Buffon ha smanacciato palle a destra e a manca? No, non è stato così. E' successo che abbiamo pagato il debito di gioco. Mi direte che ha vinto chi ha giocato meglio. Può darsi. Solo che la vittoria ai punti non esiste nel calcio. In quasi tutti gli sport sì. Nel calcio no.
Vinca il migliore, certo, questo non può non essere l'augurio di chi ama il calcio, formidabile specchio della nostra identità e della nostra vita consociata. E difatti tutto quello che riguarda il calcio viene ampliato a dismisura dalla sua risonanza massmediatica. Talvolta troppo. Come nel caso di quei delinquenti di diritto comune, non so se tifosi della Lazio o della Roma o di tutt'e due le squadre romane, i quali hanno aggredito a Campo dei Fiori un gruppo di tifosi inglesi che si stavano bevendo una birra in un pub. E siccome la squadra inglese amata da quei tifosi è una squadra che ha un forte marchio ebreo, sono stati in molti a lanciare la parola d'ordine che Roma è divenuta pericolosa per gli ebrei quanto lo è la Tel Aviv su cui piovono i razzi di Hamas. E volevano dire che l'antisemitismo sta montando e va diffondendosi in Italia. Una panzana incredibile. Di guai ne abbiamo tanti in Italia, ma per fortuna non abbiamo una diffusione sistematica e accanita dall'antisemitismo e della sua cultura, e a differenza di quel che è stato di tanti Paesi europei del Novecento: dalla Francia di inizio secolo all'Austria, dalla Polonia a buona parte dell'Urss all'Ucraina. I figuri armati di mazze che hanno fatto irruzione nel pub romano sono dei delinquenti di diritto comune. Dei delinquenti e basta. L'antisemitismo non c'entra. Quelli sono degli animaloidi che non sanno dire neppure ai né bai. Non confondiamo le cose, non confondiamo le acque.