Soldi e risse per Camerun e Ghana: offuscato il miracolo di Algeria e Nigeria
Se ne sono scritte tante, troppe, anche in questi giorni sulle squadre africane che hanno preso parte a questo Mondiale. Le solite discettazioni più o meno centrate sulle lacune e sui pregi evidenziati dai vari Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun e Algeria, poi ti accorgi che, grazie alla storica impresa dell'Algeria di Halilhodzic (il primo ct straniero delle Fenici), il continente africano porta per la prima volta nella sua storia due formazioni oltre la fase a gironi. Nigeria e Algeria hanno fatto quello che in passato era riuscito solo al Marocco nel 1986, al Camerun nel 1990, alla Nigeria nel 1994 e 1998, al Senegal nel 2002, al Ghana nel 2006 e nel 2010. Ti accorgi che Nigeria e Algeria sono tutto meno che rivelazioni, perchè il percorso che le ha portate alle sfide con Francia e Germania è tutt'altro che casuale.
RIVOLUZIONE NIGERIANA - La Nigeria, dopo aver fallito nelle ultime edizioni dei Mondiali e della Coppa d'Africa, si è affidata a Stephen Keshi come ct, che da giocatore è stato uno dei protagonisti della generazione del 1994, l'anno della penultima Coppa d'Africa, della prima storica partecipazione alla fase finale di un Mondiale e che due anni dopo soffiò ad Atlanta un'incredibile medaglia d'oro olimpica all'Argentina. Keshi ha ricostruito interamente un gruppo (portando a casala Coppa d'Africa) immettendo forze fresche e attingendo dall'ampio bacino delle nazionali giovanili (il laziale Onazi è solo un esempio), che anche negli ultimi anni sta raccogliendo grandi successi, come dimostra l'ultimo titolo iridato Under 17. Calcio offensivo, bello da vedere, unito alla consueta fisicità e all'esperienza di elementi come Obi Mikel, Ambrose, Enyeama e Emenike.
LE FENICI TORNANO A VOLARE - Ha cambiato, anche dopo la disastrosa spedizione in Sudafrica nell'ultima Coppa d'Africa, l'Algeria. Ha puntato tutto su una generazione di ragazzi cresciuti in gran parte fuori dal Paese, in Francia soprattutto. Ma il profondo attaccamento alla terra d'origine e il vantaggio di aver potuto confrontarsi ben presto col maggiore tatticismo dei campionati europei e con i migliori calciatori del Vecchio Continente ha prodotto i risultati che oggi vediamo con i nostri occhi. Prima squadra africana a segnare 4 reti in un Mondiale (alla Corea del Sud), una dimostrazione di personalità, organizzazione di gioco e talento esibito in parte anche contro il Belgio e nella gara decisiva con la Russia. Dietro il cannoniere Slimani, brillano i vari Bentaleb, Feghouli e Brahimi, giocatori che si sono già messi ampiamente in mostra nei rispettivi club e che, dopo il Mondiale, sono destinati a vedere impennarsi le proprie valutazioni.
L'ODORE DEI SOLDI - Ma, come in tutte le favole, dovrà pur esserci il rovescio della medaglia. Il lato meno bello dell'Africa è quello di cui si sono fatti portatori Camerun e Ghana, il lato del patriottismo venduto al vile denaro e del concetto di fratellenza tanto agitato da Mario Balotelli in queste ore letteralmente calpestato. Eto'o (protagonista già del curioso episodio della mega suite a 3.000 euro a notte come alloggio durante il torneo) e compagni hanno prima minacciato di non partire per il Brasile per la annosa questione dei premi concordati con la Federazione e, nel corso di una spedizione fallimentare, hanno fatto il giro del mondo le immagini della rissa in campo tra Assou-Ekotto e Moukandjo. Le Black Stars, se possibile, hanno fatto anche peggio. Storia nota il duro scontro verbale (e forse anche fisico) tra il milanista Sulley Muntari e il dirigente federale Moses Armah e gli insulti tra Kevin Prince Boateng e il ct Appiah. Da contorno, la squallida storia dei 3 milioni di dollari pretesi prima di scendere in campo col Portogallo, col volo organizzato apposta dall'Africa per spegnere la rivolta. Niente bonifici, solo contanti, poi i contrasti tra compagni di squadra su come custodirli. Il bacio del difensore Boye (nella foto di O Globo) alla sua mazzetta di soldi è l'istantanea che meglio descrive la situazione: uno schiaffo al suo Paese e ad un continente intero, in cui tanti fanno ancora fatica a mangiare tutti i giorni, e che anche attraverso gli esempi dati dai suoi atleti spererebbe di rilanciare la propria immagine.
LE IMMAGINI DELL'ASSALTO DELLA FOLLA ALL'AUTO DEL CAMERUNESE M'BIA:
RIVOLUZIONE NIGERIANA - La Nigeria, dopo aver fallito nelle ultime edizioni dei Mondiali e della Coppa d'Africa, si è affidata a Stephen Keshi come ct, che da giocatore è stato uno dei protagonisti della generazione del 1994, l'anno della penultima Coppa d'Africa, della prima storica partecipazione alla fase finale di un Mondiale e che due anni dopo soffiò ad Atlanta un'incredibile medaglia d'oro olimpica all'Argentina. Keshi ha ricostruito interamente un gruppo (portando a casala Coppa d'Africa) immettendo forze fresche e attingendo dall'ampio bacino delle nazionali giovanili (il laziale Onazi è solo un esempio), che anche negli ultimi anni sta raccogliendo grandi successi, come dimostra l'ultimo titolo iridato Under 17. Calcio offensivo, bello da vedere, unito alla consueta fisicità e all'esperienza di elementi come Obi Mikel, Ambrose, Enyeama e Emenike.
LE FENICI TORNANO A VOLARE - Ha cambiato, anche dopo la disastrosa spedizione in Sudafrica nell'ultima Coppa d'Africa, l'Algeria. Ha puntato tutto su una generazione di ragazzi cresciuti in gran parte fuori dal Paese, in Francia soprattutto. Ma il profondo attaccamento alla terra d'origine e il vantaggio di aver potuto confrontarsi ben presto col maggiore tatticismo dei campionati europei e con i migliori calciatori del Vecchio Continente ha prodotto i risultati che oggi vediamo con i nostri occhi. Prima squadra africana a segnare 4 reti in un Mondiale (alla Corea del Sud), una dimostrazione di personalità, organizzazione di gioco e talento esibito in parte anche contro il Belgio e nella gara decisiva con la Russia. Dietro il cannoniere Slimani, brillano i vari Bentaleb, Feghouli e Brahimi, giocatori che si sono già messi ampiamente in mostra nei rispettivi club e che, dopo il Mondiale, sono destinati a vedere impennarsi le proprie valutazioni.
L'ODORE DEI SOLDI - Ma, come in tutte le favole, dovrà pur esserci il rovescio della medaglia. Il lato meno bello dell'Africa è quello di cui si sono fatti portatori Camerun e Ghana, il lato del patriottismo venduto al vile denaro e del concetto di fratellenza tanto agitato da Mario Balotelli in queste ore letteralmente calpestato. Eto'o (protagonista già del curioso episodio della mega suite a 3.000 euro a notte come alloggio durante il torneo) e compagni hanno prima minacciato di non partire per il Brasile per la annosa questione dei premi concordati con la Federazione e, nel corso di una spedizione fallimentare, hanno fatto il giro del mondo le immagini della rissa in campo tra Assou-Ekotto e Moukandjo. Le Black Stars, se possibile, hanno fatto anche peggio. Storia nota il duro scontro verbale (e forse anche fisico) tra il milanista Sulley Muntari e il dirigente federale Moses Armah e gli insulti tra Kevin Prince Boateng e il ct Appiah. Da contorno, la squallida storia dei 3 milioni di dollari pretesi prima di scendere in campo col Portogallo, col volo organizzato apposta dall'Africa per spegnere la rivolta. Niente bonifici, solo contanti, poi i contrasti tra compagni di squadra su come custodirli. Il bacio del difensore Boye (nella foto di O Globo) alla sua mazzetta di soldi è l'istantanea che meglio descrive la situazione: uno schiaffo al suo Paese e ad un continente intero, in cui tanti fanno ancora fatica a mangiare tutti i giorni, e che anche attraverso gli esempi dati dai suoi atleti spererebbe di rilanciare la propria immagine.
LE IMMAGINI DELL'ASSALTO DELLA FOLLA ALL'AUTO DEL CAMERUNESE M'BIA:
Mbia dacci i soldi!! Il tranquillo ritorno in patria del Camerun pic.twitter.com/9na7IRtDSm
— Tutti Convocati (@tutticonvocati) 27 Giugno 2014