Soldato Van Bommel
Deciso. Mark van Bommel è arrivato a Milano in punta di piedi, nel mercato invernale, a gennaio, ma in campo ha subito catalizzato scena e pallone. Fuori dal campo ridiventa invisibile, al fianco della compagna di sempre Andra, figlia dell’attuale Commissario Tecnico dell’Olanda, Bert van Marwijk: l’unico motivo per cui è tornato in Nazionale, dopo le liti con l’ex allenatore van Basten.
Con gli Orange si era issato fino alla finale del Mondiale, e quando Robben si è trovato di fronte a Casillas ha sognato anche di alzare la Coppa, poi gli dei del calcio hanno scelto di regalare a Iniesta la soddisfazione. Il celebratissimo centrocampista spagnolo è stato compagno di reparto di van Bommel al Barcellona, dove Mark ha dimostrato, terminato il filotto di scudetti in Olanda col PSV, di poter giocare al livello dell’élite mondiale. Meno, molto meno pare adattarsi a quel ruolo di comparsa che fuori dal campo gli calza a pennello: e se nel Barça non c’era posto per lui, beh, avrebbe preso la strada di Monaco.
E al Bayern ha vinto tutto, da protagonista (è stato il primo straniero capitano della squadra tedesca, per giunta olandese), imponendo i suoi tacchetti, la sua sapienza tattica e il suo carisma: pazienza se i tifosi avversari non sempre apprezzano, quando i fischi hanno raggiunto decibel per lui eccessivi non ha avuto problemi a esibire il gesto dell’ombrello in pieno Santiago Bernabeu, prima di eliminare dalla Champions il Real Madrid. Sentita puzza di bruciato anche in Baviera ha colto al volo la proposta del suo nuovo manager, Mino Raiola, e ha accettato il Milan. Espulso a Catania, alla prima gara di campionato, nel match più importante, contro la rivale Napoli, ha “spiegato calcio” esibendo una personalità superiore anche rispetto a tanti campioni o pseudo tali. A 34 anni e con un futuro da allenatore già scritto van Bommel prova a interpretare, ancora una volta, la parte del protagonista: le pailletes e le sovrastrutture gossippare le lascia volentieri ad altri.
