AFP/Getty Images
Simeone ridimensionato, ma è l'unico che potrebbe far bene all'Inter
Nessuno di noi sa se questo sarà l’anno della Juve, come dicono in tanti, forse troppi (fra poche ore cominceremo a saperlo), ma una cosa è certa: per battere questo Real Madrid, cioé la squadra che ha travolto l'Atletico (3-0, tripletta di Ronaldo), bisognerà essere quasi perfetti, di sicuro eccezionali, ovvero andare oltre l'ordinarietà.
Ho parlato di squadra e non di un uomo, Cristiano Ronaldo che, pure, da solo ha segnato il tabellino. Ma l'ho fatto perché questo Real, vulnerabile in difesa, ha una specificità assoluta: attacca l'avversario per non essere attaccato, sa che il meglio ce l'ha davanti e costruisce gioco azionando i terzini (Carvajal e Marcelo, ma anche Nacho) come ali.
Quanto a Ronaldo, ormai è un centravanti in termini strettamente tecnici. Benzema lo asseconda senza togliergli spazio e centralità. E poi Benzema è il preferito sia del presidente, Florentino Perez, sia dello stesso Ronaldo, per cui il problema (l'utilizzazione di Morata) non si pone.
Vista la semifinale di andata, vista come se la sono giocata e come è finita, resto convinto che l'avversario migliore per la Juve sarebbe stato non il Monaco, ma l'Atletico. Simeone è quello di sempre e, in un futuro anche prossimo, l'unico che all'Inter potrebbe far bene. Tuttavia è la sua squadra a essere cambiata. Meno rigorosa rispetto agli anni passati (due finali) quando affronta la fase offensiva, meno precisa nelle ripartenze, meno chirurgica negli schemi da calci da fermo, perfino meno cattiva e determinata. Non occorreva essere veggenti per profetizzarne il calo, bastava avere qualche cognizione delle partite disputate nel campionato spagnolo di questa stagione.
Ora resta da stabilire se sia stato il Real troppo forte o l'Atletico non all'altezza. Per quanto il confronto diretto risulti impietoso, credo che una squadra in grado di produrre una sola azione offensiva di una certa pericolosità (17' del primo tempo, uscita di Keylor Navas su Gameiro lanciato a rete da un assist di Koke) non possa competere per una semifinale europea.
L'Atletico tira pochissimo - contro il Real mai - e segna in proporzione. Contro Griezmann e Gameiro prima, e contro Griezmann e Torres poi, Varane e Ramos non hanno patito nulla, perché sono stati messi di fronte al nulla assoluto.
Il Real è passato dopo dieci minuti di partita con Ronaldo (testa rapinosa su tiro 'sporco' di Casemiro), ma già prima aveva sfiorato il gol con una conclusione di Carvajal, respinta dal portiere sul cropo di Benzema (fuori). Cinque minuti ancora e il portiere dell'Atletico si è dovuto distendere per deviare un colpo di testa di Varane. Pur non essendo un monologo, la partita ha proposto solo occasioni per il Real. Come le due capitate sui piedi di Benzema: cross di Carvajal, colpito male; suggerimento di Ronaldo per una rovesciata fuori di poco. Dell'Atletico va ricordato solo uno schema su punizione (Carrasco per Godin), alto.
Il resto è stato Cristiano Ronaldo. Al 72' con un destro al volo ha fulminato Oblak, dopo un'azione davvero caparbia e utile di Benzema che, difesa la palla da Godin, l'ha servita al compagno. Fortunato nel rimpallo con Felipe Luis, rapidissimno nell'anticiparlo con il tiro. A nove minuti dalla fine, la tripletta che ha chiuso il discorso qualificazione. Lucas Vazquez, entrato al posto di Benzema, è scappato sulla destra mentre l'Atletico difendeva con due soli uomini. Una volta preso il fondo, Lucas ha cercato Cristiano Ronaldo che da solo in mezzo all'area ha messo dentro. Ci sarebbe potuto essere anche il 4-0 di Modric, ma sarebbe stato troppo e, alla fine, sarebbe servito solo ad umiliare l'Atletico. Basta così.