Diego Simeone, tecnico dell'Atletico Madrid, è tornato a parlare dall'Argentina, per presentare il suo nuovo libro, "Credere: la sfida di migliorarsi sempre": "Dopo la finale ho parlato a caldo, senza riflettere, noi argentini siamo fatti così. L’avversario non ha la colpa di averti battuto, ma questo l’ho capito solo con il tempo. Convivere con il dolore e con la sofferenza è necessario per migliorarti. Si è creato un gruppo molto forte, ma a questa squadra manca un po’ di talento, deve incorporare ciò che la renderebbe completa. In ogni caso, non ci sono squadre migliori dell’Atletico. Il libro? Sono mie riflessioni, sul calcio e sulla vita. L’Argentina rappresenta le mie radici, il mio posto nel mondo. Per raggiungere gli obiettivi servono pazienza e perseveranza, per imparare è necessario ascoltare e guardarsi intorno. Essere un leader vuol dire saper convivere, dare opportunità, crescere: se c’è da dire qualcosa lo si fa subito, perché quel momento non torna indietro. Una decisione presa, è difficile da far tornare indietro. Quando avevo 5 anni mio padre mi regalò un forte con soldati e indiani e preparava la partita; era la Play Station di una volta. Vinceva sempre 1-0, di misura come piace a me. A calcio si gioca anche senza il pallone".
