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    Silva: 'Ecco come conquisto il mondo con i diritti tv'

    Silva: 'Ecco come conquisto il mondo con i diritti tv'

    Riccardo Silva ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Io rischio e offro più degli altri, così conquisto il mondo coi diritti tv. La Lega di A imiti le concorrenti estere. Un asse con Infront? Macché, serve rispetto". 

    Milletrecento metri quadri, tanta luce in quegli uffici a Londra, ti affacci da una parte e vedi Hyde Park, ti giri dall’altra e trovi Oxford Street. Per un uomo del mondo, con casa a Miami, dove ci sono una moglie, due figlioli e… una società di calcio da lanciare con Alessandro Nesta come tecnico e Paolo Maldini in poltrona come dirigente-socio, con un ufficio «centrale» a Londra, appunto, dove decolla un impero che ha una ventina di sedi, da New York a Singapore (le altre due location principali), passando per l’Africa, strategica anche questa. Siamo con Riccardo Silva della Mp & Silva: uguale diritti tv a livello internazionale. «La cosa che mi infastidisce un po’ — confida Silva — è questa: di me si parla esclusivamente per l’acquisizione dei diritti tv esteri del campionato di serie A. Sono conosciuto nel mio Paese per questo, quando ho altri 61 diritti tv, 61 prodotti, tra cui la Premier League, la Bundesliga, la Liga spagnola, altri campionati europei, la Nfl (football, lo sport dei duri negli Usa)…». Non è finita qui, la Mp & Silva contempla altra argenteria di gran classe come tennis (Roland Garros), ciclismo, rugby, basket, baseball, i cui diritti tv sono stati comprati e venduti in tutto il mondo. «Sì, perché comprare è anche facile, basta avere i soldi, ma poi bisogna vendere, possibilmente con un margine di guadagno: e qui la storia si fa complicata», avverte Silva. 

    Suo papà industriale avrebbe preferito portasse avanti, dopo la laurea in Economia negli Usa, insieme al fratello e ai cugini, l’azienda, chimica e detersivi (Spuma di Sciampagna dice niente?) 

    «Sì, e pensare che per un po’ mio padre non ha ben compreso quale fosse il mio mestiere: lui era tutto fabbrica, operai, mattoni. Ma quando ha visto che anche nel mio lavoro ci sono sostanza, e molta, e spirito imprenditoriale, era anche orgoglioso di quello che stavo facendo». 
    Sincero, Silva junior racconta che «sono stato fortunato ad avere alle spalle un padre che mi ha potuto aiutare, sostenendo e agevolando i miei inizi».

    In pratica si è inventato un mestiere? 
    «Piano, non ho inventato niente. Ho capito e realizzato le mie passioni giovanili, sport e televisione. Anche adesso mi metto lì e studio i contratti, li preparo, mi piace. Avevo un faro, la Img, ma mi sono differenziato puntando tutto sui diritti tv, crescendo in questo settore, curandolo nei minimi particolari. Devo dire a distanza di anni che si è rivelato una scelta giusta». 

    E si occupa di molto altro. Ha anche una squadra di calcio a Miami. 

    «Vero, ma la tengo fuori dalla Mp & Silva: Miami Fc soddisfa la mia voglia di calcio, convinto per giunta che il calcio negli Usa diventerà un fenomeno popolarissimo». 

    Perché non ha acquistato una società di calcio italiana? 
    «Per carità, no: il mio mestiere è un altro». 

    Preferisce fare affari con la Lega Serie A. Torniamo ai discussi diritti tv. Si sono mosse l’Antitrust e la Procura di Milano. 
    «Il mio gruppo non è coinvolto nell’inchiesta Antitrust, non è indagato, è al di fuori di tutto».

    Verissimo, ma Infront lo è. Marco Bogarelli anche. E l’Antitrust sta lavorando sulla «torta» divisa tra Mediaset e Sky. 

    «Appunto, come si vede la Mp & Silva non c’entra nulla. Io ho acquisito i diritti tv della serie A per l’estero partecipando a un’asta. L’ho vinta offrendo di più rispetto al mercato mondiale».

    Quanto li ha pagati?
    «186 milioni all’anno per il triennio 2015-2018. Chi è arrivato secondo (la Img) ha offerto il 25% in meno. Più trasparente di così». 

    Senta Silva, si parla di poteri forti, di alleanze favorevoli a certi gruppi, dell’ingerenza di Infront, l’advisor.
    «Ma perché? Non è vero: se un altro gruppo avesse fatto un’offerta maggiore della mia, si sarebbe aggiudicato l’asta».

    D’accordo, ma l’asse con Bogarelli? 

    «Ma non c’è alcun asse. Sorrido prima e mi indigno poi quando si avanzano questi sospetti. Il pacchetto per l’estero è unico, aperto a tutti, senza possibili criteri di interpretazione. Chiediamo rispetto per la realtà dei fatti e per il rischio imprenditoriale ed economico che abbiamo preso e che nessun altro al mondo ha ritenuto di affrontare su questi diritti».

    Qualche anomalia ci sarà, Procura di Milano e Antitrust indagano. Come giudica il lavoro della Lega? Quello di Infront? 
    «Io non voglio dare voti e pagelle. Posso invece fare delle riflessioni costruttive». 

    Quali sarebbero? 

    «Ci sono Leghe che organizzano un’asta e altre invece che impostano l’acquisizione dei diritti tv su una contrattazione. E c’è chi si affida ad un advisor. Se l’advisor è impegnato anche in consulenze di marketing e di sponsorizzazione si possono creare degli squilibri. Bisognerebbe creare una regola che impedisce questi collaterali». 

    L’Antitrust sta lavorando sulla spartizione dei diritti tv indigeni tra Mediaset e Sky. 
    «Una materia che non mi riguarda». 

    Ma lei è un maestro in diritti tv. Avrà una opinione? 

    «Si potrebbero fare e proporre pacchetti più completi. A volte si ha l’impressione di comprare una Ferrari e poi accorgersi di non avere le chiavi». 

    Immagine efficace, la spieghi meglio. 
    «Si compra un pacchetto di diritti a prezzi elevatissimi, ma poi si scopre che non sono inclusi alcuni aspetti tecnici ed editoriali importanti e relativi a produzione, post produzione, archivio. Parlo un attimo da telespettatore adesso…». 

    Prego. 
    «Mi sembra ingiusto che un broadcaster debba strapagare i diritti tv del campionato e poi non sia libero di riprendere gli allenamenti, intervistare i protagonisti o trasmettere le immagini delle partite dopo sette giorni». 

    Lei tratta con le Leghe più importanti del mondo: differenze con la serie A? 

    «Mi limito a dire che apprezzo molto le idee e il lavoro di dirigenti come Andrea Agnelli e James Pallotta. Li ammiro. A volte l’aspetto assembleare della Lega prevale rendendo difficili decisioni, scelte e strategie». 

    Premier League, Bundesliga, Liga spagnola, Nfl, tutto diverso? 
    «Sono forse più strutturate, con una governance precisa, ci sono un commissioner, un Ceo, un ad che hanno un maggiore potere decisionale. Si cura ogni aspetto. La Bundesliga ha aperto un ufficio a Singapore, la Premier League ha una sede asiatica…». 
    Non a caso la Mp & Silva lavora e gioca nel mondo. 
     


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