Sienamania: l'emblema di una stagione
Si è conclusa nella maniera più malinconica e antipatica possibile la stagione della Robur, che nonostante un’altra grande prestazione (dopo quella del San Paolo) esce sconfitta ben oltre i propri demeriti. Al di della negativa (eufemisticamente) direzione del solerte Bergonzi, che ha inevitabilmente condizionato una gara che ad un certo punto sembrava davvero poter essere vinta, e con merito, paradossalmente una prestazione del genere lascia ancora più rammarico. La squadra nel girone di ritorno ha infatti raccolto molto meno di quanto avrebbe invece meritato, a livello di gioco e prestazioni. Milan e Napoli, seppur match ininfluenti, hanno dimostrato come per caratteristiche questa squadra potesse davvero giocarsela anche con le grandi, sfoggiando il suo lato migliore, ovvero la compattezza e le ripartenze in velocità.
Il grande cruccio della stagione resta però la partita contro il Chievo, il primo di sei ko consecutivi e quello che ha fatto scattare qualcosa di negativo nella testa di Vergassola e compagni. A Roma il contraccolpo psicologico fu evidentissimo, e anche a Catania, seppur con molta sfortunata non scese in campo il solito Siena. Da li in poi il destino era pressoché segnato, ma la reazione di orgoglio vista contro il Milan nella gara di congedo alla serie A ha comunque reso i giusti meriti ad una squadra che senza penalizzazione molto probabilmente si sarebbe salvata.
Lasciare la massima categoria non è mai facile, e mai come questa volta si ha la sensazione di aver perso una grande occasione per centrare un obbiettivo che sarebbe stato quasi miracoloso ma che era davvero a portata di mano. Iachini, forse al passo d’addio, ha avuto il grande merito di dare un’identità precisa ai suoi (nonostante il via vai di gennaio), idee tattiche ed un gioco più che dignitoso. Purtroppo non è stato sufficiente, ma il buon lavoro svolto dal mister ascolano non può essere messo in discussione.