Siena onora Artemio Franchi: gigante di un calcio che oggi pullula di troppi nani
a Siena, nella contrada della Torre, è stato presentato un libro sul maggior dirigente che il calcio italiano abbia mai avuto: Artemio Franchi .
Non voglio dilungarmi a descrivere il personaggio. Mi limito solo a ricordare che fu presidente dell'Uefa dal 1973 fino al 12 agosto 1983 , giorno in cui morì tragicamente in un incidente stradale, mentre si stava recando a Siena per una cena con il fantino della sua contrada (appunto, la Torre, di cui era il capitano ) .
Nella sua lunga carriera Franchi ebbe un ruolo rilevante nella attribuzione ai mondiali del 1990 all'Italia; sotto la sua presidenza Figc, l'Italia organizzò e vinse gli Europei del 1968. Inoltre, fu presidente del comitato organizzatore degli Europei del 1980.
Franchi era un fiorentino a dir poco atipico poiché, pur nascendo in riva all'Arno dove i genitori si erano stabiliti per motivi di lavoro spostandosi da Siena, nelle sue vene scorreva la senesità più radicata.
Quando andava in vacanza dai nonni a Siena , i suoi amici "Torraioli" lo chiamavano "Gino il fiorentino" e la sua passione per il Palio non aveva confini, superando così l'amore per il calcio.
Descritto da tutti come un gentleman, Franchi era tenace e lungimirante , amava le sfide e non sbagliava.
La frase che più lo ha contraddistinto, la pronunciò quando venne investito per la prima volta della carica di dirigente della lega interregionale di quarta serie, nel 1958. Rivolgendosi ai presidenti delle società disse: "Non permetterò che facciate pazzie al calciomercato, da voi esigo chiarezza nei bilanci e, soprattutto, la massima onestà". Franchi era stimato da Joao Havelange, che lo aveva designato come suo successore alla guida della Fifa, ma il destino aveva deciso diversamente .
Il libro che lo ricorda s'intitola "Artemio Franchi, un genio del calcio con il palio nel sangue".
Forse, qualcuno, nelle stanze dei bottoni, farebbe bene a comprarsene una copia e impararlo a memoria .
Alessandro Chiari, Firenze