Siena, Emeghara: |'Io furbo e veloce come Inzaghi'
Il ragazzo che ha messo insieme due colossi planetari come l’Adidas e la Nike, giocando e segnando con una scarpa ciascuno (Nike a sinistra, Adidas a destra), qualche anno fa non riusciva tutti i giorni a mettere insieme il pranzo con la cena. «A pensarci oggi mi sembra un problema serio, ma allora non lo era. Non ci pensavo» . Innocent Emeghara è arrivato in Italia alla fine di gennaio, ha giocato e segnato subito. Cinque gol nel Siena e una storia vera e dura da raccontare: «Sono nato a Lagos, ma ho vissuto per tredici anni a Obi Obi, un villaggio a trenta chilometri dalla capitale della Nigeria. Andavo a scuola e giocavo a calcio per strada. Mio padre è morto prima che io lo conoscessi. La mia era una famiglia povera, un pasto al giorno poteva bastare. Quando avevo 11 anni, mia madre è andata in Svizzera col suo nuovo compagno. Sono rimasto due anni con mia nonna Titi e poi anch’io sono andato a Zurigo, da mia madre Esther» .
SVIZZERA E FRANCIA - E’ qui che la storia di Emeghara prende un’altra piega. A Zurigo continua a studiare e soprattutto comincia a giocare. «Il mio primo club è stato il Toss, che aveva un presidente italiano. Poi sono passato al Winterthur. Il mio primo allenatore svizzero lo conoscete bene in Italia, Ciriaco Sforza, è stato all’Inter, era un centrocampista di qualità». Poi il passaggio al Grasshoppers, 10 gol in 33 partite e infine, nell’agosto scorso, il salto in Francia, al Lorient. Ma in Bretagna c’è un bell’intoppo. «L’allenatore era Gourcuff, il padre di Johan, ex Milan. Il Lorient non voleva che io andassi a giocare le Olimpiadi con la Svizzera, ma era il mio sogno fin da ragazzino, non potevo perdere quell’occasione. Così sono partito lo stesso (3 partite, 1 gol, ndr) e al mio ritorno ero fuori squadra» . Quando ha la possibilità di tornare in campo, altra storia per niente piacevole: «Giochiamo contro il Valenciennes e becco un cartellino rosso». Entra al 27' del secondo tempo, al 31' è già fuori. Risultato finale: Valenciennes-Lorient 6-1. Prima e unica partita di Innocent in Ligue1.
ITALIA - Per fortuna di Emeghara, ma potremmo dire per fortuna dello stesso club bianconero, entra in scena il Siena. Il responsabile dell’area tecnica, Stefano Antonelli, lo aveva fatto seguire a suo tempo, ne parla con Iachini che lo vede in un dvd e gli dà subito l’ok. Accordo fatto con un prestito con diritto riscatto fissato a 3 milioni di euro. Che già vale. Proprio Iachini ha detto che, con le proporzioni, Emeghara gli ricorda Suazo per la velocità e Inzaghi per il modo in cui arriva primo sul pallone. Al nome di Pippo, il nigeriano-svizzero si illumina. «I miei amici, a Zurigo, diventavano matti per Inzaghi. E’ stato un grandissimo cannoniere. Ognuno ha il suo modo per far gol, c’è il modo di Messi e c’è il modo di Ibrahimovic, ma esiste anche il modo di Inzaghi» . E’ un paragone che lo stimola. Emeghara racconta il suo modo di segnare. «In campo, ma soprattutto in area di rigore, è necessario sapere dove andare. Se hai velocità e intelligenza calcistica è difficile che i difensori possano anticiparti». A guardarlo da vicino e soprattutto a parlarci si può capire perché Emeghara ha già segnato cinque gol: è sveglio il ragazzo. «Tanta gente si ferma alla statura e io non sono alto, però conosco il tempo dello stacco». Parla inglese, francese, tedesco, nigeriano e comincia a capire bene, dopo solo due mesi di Siena, anche l’italiano. Ha una bella testa, in tutti i sensi.