Getty Images
Attacco opaco, ma la Fiorentina scopre di avere un muro: il riscatto di Vitor Hugo
Al fianco di colui che si sta dimostrando uno dei migliori difensori della Serie A, Stefano Pioli può schierare un brasiliano che tanta crescita ha attraversato in questi primi sedici mesi di calcio italiano. Se German Pezzella si sta dimostrando un difensore di tutto rispetto, è anche grazie alla presenza di un compagno affidabile. Al centro della terza difesa meno battuta del campionato, insieme all'argentino, c'è Vitor Hugo.
PERCORSO - Non è tutto oro ciò che luccica. Lo sa bene Hugo, arrivato tra dubbi di pronuncia e l'accostamento - visto il momento che stava vivendo la Fiorentina - a 'I Miserabili' del quasi omonimo scrittore. La tragedia di Astori lo ha dolorosamente elevato a titolare di una squadra acciaccata ma non affranta: il gol al Benevento, poi, il momento più magico da cui ripartire. Stefano Pioli non ha mai cambiato il vestito al proprio reparto arretrato: il quartetto completato da Milenkovic e Biraghi è partito dal primo minuto in tutte le occasioni nelle quali, in questa stagione, è stato chiamato in causa. La continuità ha fatto sì che si creassero i presupposti per un pacchetto florido. E se la classifica tiene botta nonostante l'avano rendimento dell'attacco, il merito è della difesa.
NON ULTIMO, DZEKO - Di tempo, dagli errori lapalissiani, ne è trascorso. Qualche imperfezione - specialmente contro il Napoli, sul gol di Insigne, come spiegato da Pioli - che macchia lievemente un rendimento di sicuro valore. Il più recente: quello praticamente perfetto con la Roma. Ai numeri c'è quasi sempre una spiegazione e i soli nove sigilli incassati dalla Fiorentina non sono quindi frutto del caso.
Le prestazioni di Hugo e Pezzella - e più in generale di tutta la difesa - si contrappongono, come detto, alla sterilità dei giocatori marcatamente offensivi: il 47% delle reti deriva dal centrocampo, un'altra cospicua parte del totale da Milenkovic e Biraghi. Per supportare e sopportare il quasi "palla a Chiesa" serve anche il muro brasiliano, l'unico del proprio reparto a non essere nel giro della nazionale per evidente concorrenza e inesperienza.
PERCORSO - Non è tutto oro ciò che luccica. Lo sa bene Hugo, arrivato tra dubbi di pronuncia e l'accostamento - visto il momento che stava vivendo la Fiorentina - a 'I Miserabili' del quasi omonimo scrittore. La tragedia di Astori lo ha dolorosamente elevato a titolare di una squadra acciaccata ma non affranta: il gol al Benevento, poi, il momento più magico da cui ripartire. Stefano Pioli non ha mai cambiato il vestito al proprio reparto arretrato: il quartetto completato da Milenkovic e Biraghi è partito dal primo minuto in tutte le occasioni nelle quali, in questa stagione, è stato chiamato in causa. La continuità ha fatto sì che si creassero i presupposti per un pacchetto florido. E se la classifica tiene botta nonostante l'avano rendimento dell'attacco, il merito è della difesa.
NON ULTIMO, DZEKO - Di tempo, dagli errori lapalissiani, ne è trascorso. Qualche imperfezione - specialmente contro il Napoli, sul gol di Insigne, come spiegato da Pioli - che macchia lievemente un rendimento di sicuro valore. Il più recente: quello praticamente perfetto con la Roma. Ai numeri c'è quasi sempre una spiegazione e i soli nove sigilli incassati dalla Fiorentina non sono quindi frutto del caso.
Le prestazioni di Hugo e Pezzella - e più in generale di tutta la difesa - si contrappongono, come detto, alla sterilità dei giocatori marcatamente offensivi: il 47% delle reti deriva dal centrocampo, un'altra cospicua parte del totale da Milenkovic e Biraghi. Per supportare e sopportare il quasi "palla a Chiesa" serve anche il muro brasiliano, l'unico del proprio reparto a non essere nel giro della nazionale per evidente concorrenza e inesperienza.