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    Fiorentina, Montella come Prandelli

    Fiorentina, Montella come Prandelli

    • Luca Cellini

    Trenta milioni di euro di 'buco' e due allenatori e mezzo (Mihajlovic, Delio Rossi e il club manager Vincenzo Guerini per le ultime tre partite) dopo, la Fiorentina pare aver deciso di aprire un nuovo ciclo. Piano piano si sta facendo piazza pulita nello spogliatoio, cedendo anche giocatori importanti ma evidentemente non motivati a restare (Gamberini e Behrami su tutti), e si sta pensando di costruire un progetto sportivo diverso, con elementi magari più giovani e sconosciuti ma forse con più fame, rispetto all'ultimo spogliatoio, deteriorato, che ha conquistato a fatica una salvezza. Questo nuovo ciclo si è deciso di affidarlo a Vincenzo Montella, non senza aver virato prima su nomi che non sarebbero stati di certo graditi a Firenze (leggi Claudio Ranieri, scelto dal presidente esecutivo Mario Cognigni).

    Montella è giovane, ambizioso, motivato, scaltro, e - anche se soltanto i risultati potranno darne la conferma - assomiglia moltissimo al primo Cesare Prandelli che arrivò a Firenze nell'estate 2005, reduce dai bei campionati prima a Verona e poi a Parma. Il campano ricalca le orme dell'attuale c.t. della Nazionale nell'approccio con i calciatori: tanto dialogo, lezioni tattiche e regole certe nello spogliatoio, il che significa anche meritocrazia, elemento che invece, soprattutto nella gestione Sinisa Mihajlovic, non c'era, visto che il progetto sportivo si muoveva tutto intorno ad un noto procuratore, che da molti era considerato il braccio destro dell'ex d.s. Corvino. Montella rappresenta la giusta via di mezzo fra gli allenamenti di Mihajlovic, che sembravano una scampagnata di fine stagione, e le lunghe lezioni tattiche di Rossi, poco gradite ai 'fannulloni' della passata stagione, protagonisti più davanti ai banconi del bar che sul terreno di gioco.
     
    Ma ci sono analogie anche nel rapporto con i media: Montella è furbo e anche un po' ruffiano (nell'accezione positiva del termine). Quello che manca, rispetto alla Fiorentina che già nel torneo 2005-2006 conquistò il quarto posto ed una sorprendente qualificazione in Champions League, è, oltre alla squadra (mancano almeno tre titolari e altrettante riserve), la presenza della società. Daniele Pradè sta facendo il possibile sul mercato, supportato da Eduardo Macia, ma la borsa dei Della Valle è sempre più tirata, e poi le trattative condizionate dai petroldollari degli sceicchi allontanano il pensiero dal Pantaleo Corvino dei primi anni a Firenze.
     
    Ma mancano soprattutto i Della Valle. Il fatto che un allenatore così giovane e poco abituato a reggere le pressioni di una piazza come quella di Firenze sia 'abbandonato', come sta accadendo a Montella sui monti della Val di Fassa, lascia pensare molto, e certamente non è un bel segnale. Una cosa è certa: se la situazione, soprattutto sul mercato, non subirà presto un'accelerata, l'aziendalismo visto negli ultimi due anni, prima con Mihajlovic e poi con Delio Rossi, sarà assolutamente impossibile da attuare. Anche in questo caso Montella, come Prandelli, non le manderà a dire. Magari con garbo, sottovoce, ma senza alcuna ambiguità.

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