Sgarbo alla storia: da De Ligt a Kean, la Juve tradisce la sua anima italiana
Stefano Agresti
La Juve ha sempre avuto un’anima italiana. È stata, ad esempio, l’unica nostra squadra a vincere un trofeo internazionale senza stranieri, la Coppa UEFA del 1977. Più in generale, anche nei momenti in cui è stata aiutata da campioni meravigliosi arrivati da fuori, non ha mai smarrito la sua identità nazionale. E spesso si è detto che il vero segreto della forza delle squadre bianconere che si sono succedute nel tempo sia stato proprio questo: unire i sei campioni del mondo dell’82 con Platini e Boniek, sostenere Zidane o Ibrahimovic con Del Piero e i nostri grandi difensori e centrocampisti, accompagnare le squadre degli otto scudetti con la B-B-C, Buffon, Pirlo, Marchisio. Ora non è più così. Né interessa che torni a esserlo.