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Serie C, il no alla riforma Ghirelli e l'incapacità di evolversi: un'altra occasione persa per il calcio italiano
FUTURO - La volontà di Ghirelli, nota a tutti, era quella di rendere sempre più importanti le partite, cavalcando la scia delle finali playoff dello scorso anno con il Palermo protagonista. Il piano di trasformare tutto il campionato in un gigantesco tabellone di playoff, però, non ha funzionato. E ora il futuro torna a essere quanto mai imprevedibile. Perché a dispetto di un disperato bisogno di cambiamento, non sembrano esserci altre carte sui tavoli delle istituzioni pronte a cantare la canzone del futuro. Bisognerà ripartire da capo, studiando una riforma più coerente con i valori e la cultura del calcio in Italia. Per certi versi anche meno ambiziosa, meno ostinata, meno decisa nel suo essere genuinamente controcorrente.
RIMPIANTO - Resta l'amaro in bocca, perché questo poteva essere davvero il momento giusto per sperimentare un cambiamento. La Serie C non funziona, e questo è assodato, quindi perché non rischiare? Certo, sulla carta le perplessità legate alla formula erano tante, ma cosa ci resta in mano ora che il copione è stato stracciato? La solita minestra, con squadre non all'altezza e corazzate che dominano i campionati. Gli immancabili fallimenti a stagione in corso, le penalizzazioni, dei playoff poco interessanti fino alle semifinali e poco altro. La riforma Ghirelli era tutt'altro che perfetta, ma era qualcosa. Era cambiamento, era rottura con un modello che si è rivelato a più riprese non all'altezza. Forse un giorno si guarderà a questa riforma con occhi diversi e con la sensazione di aver perso un'occasione...