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Serie B, playoff mondiali: Inzaghi sfida l’amico Nesta, anche Grosso in cors(A)
Inzaghi e Nesta sono stati insieme per un decennio in nazionale (Ale ha debuttato nel 1996, Pippo l’anno dopo) e per un decennio al Milan (Pippo arrivò via Juve nel 2001, Ale l’anno dopo: entrambi chiusero nel 2012), contribuendo all’ultima vera infornata di coppe nella storia del club rossonero. Insieme - tra le tante coppe - hanno vinto due Champions e due scudetti. Inzaghi arrivò al Milan a 28 anni, nel pieno della maturità: Berlusconi sborsò 70 miliardi di lire, fu il colpo grosso di quel mercato. L’estate del 2002 fu quella che vide Nesta vestire il rossonero, tra misteri, colpi di scena e bugie. La Lazio di Cragnotti - in piena crisi economica - mise in vendita il suo capitano. Il prezzo: 45 milioni di euro. Nesta all’epoca - con Cannavaro - era il miglior difensore italiano, tra i primissimi in Europa. Due anni prima il Real Madrid ha provato a portarlo via alla Lazio. Galliani gela tutti: «45 milioni sono troppi». Si fa sotto la Juve, all’Inter c’è Cuper che lo chiede a Moratti. In piena trattativa Silvio Berlusconi - al Congresso di «Comunione e Liberazione» a Rimini - sentenzia: «Nesta al Milan? Non è possibile. Nel calcio siamo arrivati a livelli che davvero non hanno più nulla di economico e morale». Ultimo giorno di mercato: affare fatto per 31 milioni e spiccioli. La Lazio ha abbassato le pretese (urgeva liquidità), il Milan ha sferrato l’assalto decisivo. Cosa è successo nel frattempo? E’ successo che a portare Nesta al Milan ha contribuito - pensate un po’ - proprio Pippo Inzaghi, che con i suoi gol contro lo Slovan Liberec nei preliminari di agosto di Champions League assicura al Milan la qualificazione e un bel po’ di soldi. Nota a margine: quello è l’anno in cui il Milan di Ancelotti - a Manchester - vincerà la Champions ai rigori, nella sfida tutta italiana, contro la Juventus. Destini incrociati, quelli dei due amici, Inzaghi (che rischia la squalifica dopo l'espulsione col Pescara) e Nesta.
E poi c’è Grosso, che di quel Mondiale in Germania è stato l’eroe indiscusso: giocò come se fosse stato prima benedetto dagli dei del pallone. Se chiudiamo gli occhi lo vediamo mentre segna il rigore decisivo a Berlino, ma se li riapriamo e ci concentriamo scopriamo che la cosa davvero straordinaria la fece il 4 luglio al Westfalenstadion di Dortmund al minuto 119 della semifinale contro la Germania: tiro a giro all’incrocio dei pali e dei desideri azzurri. 78 presenze azzurre Nesta, 57 Inzaghi, 48 Grosso: hanno fatto la storia. E per tutti loro questo in panchina è un nuovo inizio. Una sola partita (persa a Empoli) per Nesta sulla panchina del Perugia, dopo l’esperienza da coach a Miami. Primo campionato da allenatore «vero» anche per Grosso a Bari, dopo gli anni di formazione nella Primavera della Juventus. Più solido il percorso professionale di Inzaghi, che ormai allena da sei anni: Allievi e Primavera del Milan, una stagione in prima squadra, poi la decisione di (ri)partire dalla Lega Pro, con il Venezia subito promosso e ora con un’altra carta-promozione da giocarsi in mano.