Ancona sportiva spaccata in due dopo il no del Consiglio federale alla richiesta di iscrizione al campionato di serie B. Da una parte la società Ac Ancona, non fallita, che ha annunciato il ricorso al Coni; dall'altra il sindaco della città Fiorello Gramillano, che tenta di mettere insieme una cordata di imprenditori locali per percorrere la via del Lodo Petrucci, puntando alla Seconda divisione. L'Ascoli invece, l'altra squadra marchigiana la cui iscrizione in B era sub iudice, tira un sospiro di sollievo e si prepara al nuovo campionato. Per l'Ancona il verdetto di fatto era scontato, dopo i tentativi a vuoto condotti in extremis dal presidente Flavio Mais per recuperare una fideiussione da 800 mila euro e l'appoggio di imprenditori esterni in grado di anticipare i 2,4 milioni di oneri previdenziali arretrati dietro la garanzia di titoli messi a disposizione da uno dei soci, Alfredo Villa. Sei anni dopo il fallimento dell'Ancona calcio di Ermanno Pieroni dunque, la squadra biancorossa vede andare in fumo il titolo meritato sul campo dopo un campionato in cui era anche arrivata per un pò perfino ai vertici di classifica. «Faremo ricorso alla Corte di giustizia sportiva del Coni», ha ribadito oggi Mais, appresa la bocciatura del Consiglio federale. E la situazione dell'Ac Ancona resta paradossale. Pur avendo molti crediti da riscuotere (contributi di Lega, proventi delle cessioni di Mastronunzio e Cosenza ecc.) non ha la liquidità per far fronte ai debiti previdenziali arretrati. La società non è riuscita a scontare i titoli messi a disposizione da Villa (ad di Brainspark) dopo una serie di ritardi e sottovalutazioni anche da parte dell'ex ad e ora semplice socio Enrico Petocchi. Sull'altro fronte, il sindaco ha già raccolto la disponibilità di massima di alcuni imprenditori. Lunedì prossimo nuovo incontro in Comune, nel quale forse si potrà capire di più sulla consistenza e la composizione dell'eventuale futuro assetto societario. C'è però chi, come Mais, giudica la strada del Lodo Petrucci impercorribile, perchè la società non è fallita e combatterà la sua battaglia fino alla fine. E poi c'è da sciogliere il nodo dei costi, visto che il budget per gestire un campionato in Seconda Divisione si aggira sui 4 milioni di euro.