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    Serie A, presidenti opportunisti e ipocriti: il campionato merita di continuare, un tentativo va fatto

    Serie A, presidenti opportunisti e ipocriti: il campionato merita di continuare, un tentativo va fatto

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Opportunismo e ipocrisia. Sono le ultime due “qualità” che stanno esibendo, senza pudore alcuno, i presidenti della Lega di serie A sempre più divisi sul tema della ripresa del campionato. Non che sia illegittimo esprimere posizioni opposte, ma scoprire che Cellino (Brescia) e Ferrero (Sampdoria) dichiarano ufficiosamente il “non luogo a procedere” con l’annullamento del torneo perchè puntano alla salvezza dei rispettivi club, chiamando in causa i morti del Coronavirus, non è tollerabile.

    Così come lascia perplessi la volontà di Lotito (Lazio) di volere finire la stagione a tutti i costi. Ora una cosa deve essere chiara: fino alla fine di aprile non si torna in  campo né per gli allenamenti, né per le partite. Poi, a seconda dell’esito della pandemia, si deciderà se il calcio può riprendere e,  se sì, a porte chiuse o aperte (assai più probabile la prima ipotesi).In caso contrario Lega e Federazione (entrambe, non una sola) decideranno cosa fare.

    Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, ha creato le condizioni perché la Serie A finisca comunque: se, infatti, da una parte ha bocciato i play off (che aveva proposto lui), dall’altra ha aperto alla possibilità che si vada oltre il 30 giugno e che, come ha scritto il Corriere dello Sport, in meno di due mesi si giochino dodici giornate (tredici per alcune squadre).

    In molti si chiedono se sarebbe regolare un campionato siffatto?

    Io penso assolutamente di sì. Casomai non sarebbe stato regolare una Serie A che comincia con il  girone all’italiana e finisce ai play off, come sarebbe del tutto irregolare un campionato nullo, ovvero senza scudetto, senza retrocessioni e con quattro e tre squadre qualificate rispettivamente per la Champions e per l’Europa LeaguePerché sarebbe irregolare? Perchè un campionato che non finisce è come un treno che non arriva e si esporrebbe alle richieste di risarcimento - meglio di ricolrso - di molti. 

    Qualcuno dice: l’anno dopo facciamo una Serie A a ventidue squadre e non se ne parli più. Ora, a parte il fatto che è già insostenbile una A a venti, come si può pensare di avere più giornate nell’anno in cui (il 2021) ci saranno inderogabilmente gli Europei? E poi, perchè un campionato a ventidue? La terza promossa dalla Serie B, frutto del play off, per quale ragione dovrebbe essere esclusa? E dal basso, ovvero dalla serie C, quante sarebbero le squadrea promosse? Quattro, come previsto dal format, o qualcuna in meno?

    Premesso che tutto si può fare, sappiamo quanto in Italia sia alto il grado di litigiosità in materia sportiva. Sicuramente ci troveremmo di fronte ad un vasto fiorire di ricorsi che andrebbero a penalizzare la stagione successiva. Giocare le restanti giornate, dunque, anche se con un calendario complesso, è un tentativo che merita di essere fatto. Non solo - lo rimarco - per la regolarità dei tornei, ma anche per l’essenza stessa dello sport: una stagione senza verdetti, a parte le complicazioni negative, significherebbe un danno economico che lo stato difficilmente potrà risarcire. 

    Dopodichè, se effettivamente nemmeno a maggio si può tornare a giocare, andranno studiati provvedimenti d’emergenza. Che, però, scontenteranno tanti presidenti. Tranne gli opportunisti e gli ipocriti, una maggioranza per nulla silenziosa. 

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