35 milioni per Kondogbia, 25 per Romagnoli, 20 per Bacca, 40 per Dybala 18 più bonus per Dzeko. La Serie A è finalmente tornata a spendere, ma secondo la Gazzetta dello Sport i bilanci non sono tornati a sorridere. E allora perchè i club italiani sono tornati a spendere? Sono 7 le domande più importanti di questo mercato:
Perché Berlusconi ha ripreso a investire? Prima ancora di valutare il fattore Mr Bee, bisogna guardare in casa Fininvest, che ha ripreso a investire massicciamente nel Milan. Si è compreso soprattutto che di austerity si muore, i due anni di assenza dall’Europa d’élite sono stati un salasso da 100 milioni. Fininvest è stata costretta a ripianare le pesanti perdite della squadra (64 milioni versati nel 2014 e altri 60 lo scorso marzo) ma ha poi deciso di passare al contrattacco, anche perché i conti della holding sono migliorati. E i 480 milioni dei nuovi soci asiatici? Una parte consistente andrà per ridurre il debito, ma quei soldi devono ancora arrivare.
Thohir come si permette tutti questi acquisti? L’Inter sta giocando al rischiatutto. Thohir sa che soltanto agganciando il treno della Champions si potrà materializzare davvero il progetto di rilancio della società. Già, ma con quali fondi? Thohir le ha prestato tre mesi fa 60 milioni che potrebbero bastare per l’esercizio in corso. Tranne Kondogbia, le altre operazioni in entrata – i cosiddetti pagherò – hanno avuto un duplice vantaggio economico dilazionando i costi sulle prossime annate. L’addio di Shaqiri e i 20 milioni incassati dalle uscite minori non bastano. A parte gli esuberi già noti, serve pure una cessione da 10-15 milioni per non avere problemi di cassa e non dover chiedere a Thohir altre iniezioni di denaro entro Natale.
Come mai Agnelli non fa follie per le star? Per spiegarlo bisogna risalire al 2011. Exor vara un piano quinquennale con una cura da cavallo da 120 milioni, derivanti dall’aumento di capitale. La missione consegnata al management è la seguente: spendete ma con oculatezza, crescete, tornate a vincere e allo stesso tempo risanatevi e rendetevi autosufficienti. Il fatturato è schizzato, ma sono cresciuti anche i costi. Nessuno in Italia vanta il livello di spesa sportiva (stipendi tesserati+ammortamenti) della Juventus. È vero che questa estate si è registrata la plusvalenza record di Vidal (32 milioni, la più alta dai tempi di Zidane) ma il saldo del mercato è negativo di una trentina di milioni. Ora che la Juve ha raggiunto un certo equilibrio contabile non ha alcuna intenzione di disfare la tela.
Perché la Roma colleziona colpi su colpi? La Roma è uno dei due soli club italiani ad avere, al momento, la certezza dei 50 milioni di incassi, tutto incluso, della Champions. Ma i giallorossi non vivono in acque tranquillissime. Nei primi quattro anni Pallotta e soci hanno versato 100 milioni, ma gli americani non sono mecenati, fanno business e perseguono il ritorno dell’investimento, individuato sul lungo termine nel faraonico progetto dello stadio. I trasferimenti che si autofinanziano sono una regola per il d.s. Sabatini. Nelle ultime tre stagioni il saldo complessivo tra acquisti e cessioni è stato negativo per soli 20 milioni. I sacrifici di Romagnoli e Bertolacci hanno compensato, in parte, gli esborsi per Dzeko e compagnia: al momento siamo sotto di una ventina di milioni, ma stanno per uscire pure Destro e Yanga-Mbiwa. E le formule di prestito con riscatto adottate per Salah, Iago Falque e Ibarbo consentono di respirare un po’.
De Laurentiis come riesce a trattenere Higuain? E' uno dei più forti centravanti al mondo: pagato dal Napoli 37 milioni nel 2013, ha uno stipendio di 5,5 milioni annui. Se De Laurentiis riesce ancora a trattenere la sua stella, è perché il Napoli non è con l’acqua alla gola. In questi anni ADL ha saputo far di conto, tanto che il club azzurro ha accumulato un patrimonio netto di 72 milioni al 30 giugno 2014 e disponibilità liquide, gelosamente custodite in UniCredit, per 42 milioni alla stessa data. Ci sono ancora bei margini di sforamento, visto anche che il Napoli non ha debiti con le banche: quasi un’eccezione in Italia. Però l’assenza dalla Champions si fa sentire su un conto economico che presenta ormai costi da big. E Higuain? Per ora resta. Il Napoli ammortizza le spese per gli acquisti in misura decrescente e non a quote costanti: ciò significa che sono stati ammortizzati già 26 milioni per Higuain, con un costo residuo di 11. Insomma, presto o tardi sarà una plusvalenza record.
Perché Lotito non infiamma la piazza con qualche botto? Claudio Lotito si è sempre vantato di avere risanato la Lazio. Certo, una grossa mano gliel’ha data l’Agenzia delle Entrate che nel 2005, alcuni mesi dopo il suo insediamento, ha spalmato per 23 anni i 140 milioni di debiti ereditati da Sergio Cragnotti. Ma Lotito è stato pure bravo a rispettare la regola base di qualsiasi sana azienda: spendo soltanto quello che incasso. Senza plusvalenze o introiti europei i profitti non arrivano. C’è da dire che la Lazio aspetta ancora di capire se potrà accedere ai denari della Champions: c’è il playoff da giocare contro il Bayer Leverkusen, alla squadra perdente l’Uefa regala un contentino da 3 milioni per il disturbo, con la vittoria si schiude un caveau da almeno 40 milioni per i laziali.
Sono davvero scomparsi i mecenati? Una volta c’erano Berlusconi e Moratti. E il resto? In provincia c’è un mecenatismo che resiste. Prendete il Sassuolo, nel corso del 2014 (i bilanci neroverdi seguono l’anno solare e non sportivo) Giorgio Squinzi ha investito nella squadra di calcio la bellezza di 46 milioni: 22 sotto forma di mega-sponsorizzazione della Mapei e 24 come versamenti in conto di capitale. Il nuovo che avanza è Joey Saputo, azionista di maggioranza del Bologna che in B ha investito 37 milioni e ora ha messo in preventivo altri 25-30 milioni di versamenti per finanziare la stagione di Serie A. Chi si è un po’ stancato di fare il mecenate, senza trofei in bacheca nonostante gli sforzi profusi, sono i fratelli Della Valle: dopo i 37 milioni di deficit del 2014 hanno imposto alla Fiorentina un mercato oculato. Chi ha smesso di fare il mecenate è Urbano Cairo: da Ogbonna in poi, le plusvalenze hanno consentito al Torino di camminare con le proprie gambe e di non rinunciare a bei colpi in entrata.