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    Serie A, il campionato stitico: da Allegri a Sarri nel derby, prima non prenderle. Il clean sheet vale più di un gol fatto

    Serie A, il campionato stitico: da Allegri a Sarri nel derby, prima non prenderle. Il clean sheet vale più di un gol fatto

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    Fino a poco tempo fa ci si lamentava che in Italia si facevano pochi goal. Il nostro campionato - si diceva - era stitico rispetto non solo alla Premier, anche a quello di altri Paesi. Invece di un gioco fluido, spensierato, spettacolare, anche un po’ guascone, ma in sostanza coraggioso al servizio delle invenzioni e dei tiri in porta, noi si preferiva la fase difensiva. E giù le critiche: siamo troppo tattici, troppo difensivisti, sempre “tutti dietro e contropiede.” Che noia!

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    E, d’altra parte, figli di Brera e del catenaccio, non esprimevamo, forse, quel calcio astuto e passivo cui ci condannava la nostra natura “femminea” (secondo, appunto, una nota formula del grande giornalista meneghino). Condannati da una complessione fisica meno felice di quella dei nordici, meno avvezzi alla sublime tecnica brasiliana, dovevamo per forza affidarci all’ astuzia, come Ulisse col Ciclope. Queste stimmate, alla fine, non si cancellano. Tutt’al più si celano sotto improvvisate coltri contemporanee. Arrivano Sacchi e il grande Milan, un Europeo dinamico e giovane, ma quando c’è Golia tutti indietro. Non è un caso che il brillantissimo Sarri, ieri abbia vinto il derby col contropiede e che Conte, allo stesso modo, abbia conquistato l’ultimo scudetto, per non parlare di Allegri, anche se le etichette sono un modo comodo per definire gli allenatori. Però quando il Bologna ne prende 6 dagli attuali campioni d’Italia tutti a dire: “Ma Mihajlovic è matto a giocare così aperto? Ad attaccare in questo modo?”.

    Il clean sheet (a noi piace di più: “a reti inviolate”) che va tanto di moda in questo periodo è figlio di questo atavico sentimento. Fare tanti goal, vincere? Sì, va bene, ma sarebbe meglio non prenderne nessuno. Lo dice Italiano, lo ripetono ad ogni domenica gli allenatori vincenti, Allegri non ha nemmeno bisogno di dirlo. Ma, se alla fine, una squadra vincesse quasi sempre 3 a 2 oppure 4 a 3 non andrebbe bene? Sì, però resta sempre un po’ di amaro in bocca, perché da noi il risultato perfetto non sarà il breriano 0 a 0 frutto di distillatissimi equilibri tattici senza errori, ma ancor oggi è l’ 1 a 0. Insomma, al fondo c’è sempre quel “primo non prenderle”, “quel vince chi incassa meno goal” e fra un po’ oltre alla classifica del capocannoniere ci sarà quella del foglio più bianco. Quello dove non c’è scritto nulla o il minimo indispensabile.

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