
Serie A, l'agente Canovi: "Modelli virtuosi? Quello spagnolo è da imitare"
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RIPENSARE IL SISTEMA - “Sono dell’idea che, prima di tutto al livello comunicativo – ha spiegato Canovi nel corso del suo intervento durante la conferenza dal titolo Tecniche e Strategie del Calciomercato - bisognerebbe ripensare tutto il sistema del calciomercato in un modo nuovo. Vanno riorganizzati tanti aspetti che contribuirebbero pure a far tornare competitivo il calcio italiano a livello globale. Basti pensare al mondo dei social. Oggi le reazioni che arrivano dal web attorno ad ogni singola trattativa possono persino influenzarne gli esiti”.
NIENTE PIÙ STELLE - Tra i temi affrontati, il perché oggi le stelle del calcio non arrivano più in Italia. “Qui ci sono ottimi giocatori, ma un Mbappé, un Haland o un Vinicius oggi in Serie A non possono arrivare. È stato fatto un tentativo con Cristiano Ronaldo e ci è mancato poco che si distruggesse un intero club al livello economico. Manca una struttura di sistema che consenta di alzare il livello complessivo”. Canovi si è poi soffermato sull’annoso tema dei giovani. Thiago Motta non ha avuto timore fin qui nella sua carriera di lanciarli e lo sta dimostrando anche alla Juventus, ma “in Italia restiamo comunque un passo indietro. Sento parlare di giovani di 21 anni. Per me è un abominio. Yamal può essere un caso particolare a sé stante, ma il modello spagnolo in generale secondo me è quello da seguire”.
A CIASCUNO IL SUO ABITO - Poi, a margine dell’evento il procuratore si è fermato a rispondere ad alcune domande dei cronisti presenti. “L’Atalanta è ritenuto da molti un modello virtuoso in Italia, da seguire. Penso però che ciascuno debba cucirsi addosso il proprio abito. Non per forza ciò che funziona in una piazza va bene in un’altra. L’Atalanta ha il suo modello. La Lazio, il Bologna e così tante altre società, devono crearsi il proprio modo di operare, anche perché ogni pubblico di riferimento è diverso e le possibilità di sostenere economicamente una programmazione sono diverse da caso a caso. 15 anni fa c’era il modello Udinese che sembrava dover essere preso d’esempio. Ma non lo ha replicato nessuno. Dipende anche da tante situazioni con gli allenatori e fattori che spesso influenzano in un senso o nell’altro. Non c’è un modello assoluto che vada bene per tutti”.
DIFESA DEGLI INTERESSI - “Noi procuratori interveniamo nella difesa degli interessi dei nostri giocatori. Ogni giocatore ha la sua storia e ogni club è diverso. Noi verifichiamo solo se ce l’interesse effettivo della società e di un allenatore nelle caratteristiche dei nostri assistiti e cerchiamo di creare le migliori condizioni possibili. Tutti i modelli in partenza sono vincenti. Nessun giocatore pensa di andare a giocare in una squadra che non pensa di essere vincente per gli obiettivi che si propone. Poi però è sempre il campo a parlare e che dà il risultato finale”.
BILANCI - “Quasi tutti i club oggi stanno lavorando per arrivare al pareggio di bilancio. Si vede anche dal mercato, dove spesso le società fanno delle cessioni per necessità. Si parla comunque sempre di bilancio corrente, non di indebitamento strutturale. In Spagna c’è la regola secondo cui i club devono dimostrare di avere il bilancio in parità per potersi iscrivere. Se questo si applicasse alla situazione debitoria generale squadre come il Barcellona non potrebbero iscriversi alla Liga per i prossimi 40 anni! L’attenzione che invece si pone sugli esercizi annuali è a mio avviso un modello da seguir;, ma già ora molti club italiani di fatto lo stanno facendo. Anche perché ormai nei top club non ci sono più proprietari singoli, sono quasi tutti fondi di investimento. E nessun fondo investe per sprecare soldi e avere bilanci in rosso. Al livello economico stiamo andando in quella direzione”.
SECONDE SQUADRE - “Le seconde squadre obbligatorie sono una cosa auspicabile, ma al momento evidentemente non attuabile. È un dato di fatto che chi le ha sta avendo buoni risultati e benefici. Se si creano i presupposti per mettere i prodotti del vivaio in condizioni privilegiate per essere testati, secondo me si gettano buone basi per tutto il movimento calcistico. Ma la questione deve essere affrontata al livello globale, non per singole iniziative. Non è una questione solo di Serie A, di FIGC o singole lege. Bisogna cercare una comunione di interessi fra tutte le componenti”.