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    Serbia, addio al calcio di Stato

    Serbia, addio al calcio di Stato

    Riprendiamo e pubblichiamo un articolo di Gianni Rosini per ilfattoquotidiano.it

    La Serbia apre alle privatizzazioni nello sport e il 2015 potrebbe essere l’anno in cui a Belgrado cadrà il calcio di Stato. Lo ha annunciato uno “sconfitto” primo ministro, Aleksandar Vucic, spiegando che le privatizzazioni, al momento, rappresentano l’unica  possibilità di salvare lo sport in Serbia: “Non ho la forza di contrastare questa deriva – ha dichiarato – Ammetto la sconfitta e dico che l’unica via d’uscita dalla crisi dello sport serbo, al momento, è la privatizzazione”.

    Gli investitori sono già alla porta, con i finanziatori dei top club della Bundesliga che avrebbero già messo gli occhi sulle due squadre di Belgrado. Sono passati ormai 24 anni da quando il numero uno e capitano della grande Stella Rossa, Stevan Stojanović, ha alzato la Coppa dei Campioni al San Nicola di Bari in faccia all’Olympique Marsiglia di Jean-Pierre Papin. Sono invece 23 quelli trascorsi da quando la stessa formazione ha conquistato la Coppa Intercontinentale, battendo i cileni campioni d’America del Colo Colo. Nemmeno il tempo di festeggiare, però, che i Balcani sono sprofondati in una guerra lunga otto anni.

    Le squadre di calcio e i vivai, quando non sono scomparsi, si sono frantumati in tanti pezzi quanti sono gli Stati che ogni anno hanno conquistato l’indipendenza dall’ex Jugoslavia. Non sono più nati i Savicevic, i Mihajlovic, gli Jugovic che permettevano di vincere e di finanziare le casse delle società. Oggi, il “Brasile d’Europa” non è più una fabbrica di talenti, ma un campionato minore, con i club indebitati e la Banca Centrale della Serbia che ha bloccato i conti di otto squadre sulle sedici che partecipano alla Superliga. Le società non investono più e il sindacato dei calciatori (FIFPro) sconsiglia ai giovani professionisti di firmare contratti con i club nazionali perché c’è il rischio di non essere pagati.

    Con le leggi in vigore, nessun privato può investire direttamente in una società sportiva. Queste, quelle di calcio non fanno eccezione, sono gestite da enti locali pubblici e devono autofinanziarsi. Gli unici fondi provenienti da enti privati sono quelli relativi agli sponsor. I debiti dei club si accumulano e il loro appeal sul mercato è sempre minore. La Stella Rossa ha un buco da 50 milioni di euro, mentre a circa la metà ammonta quello dei rivali nel derby di Belgrado, i bianconeri del Partizan. Ѐ anche per questo che Zvezdan Terzic, segretario generale dei biancorossi, ha chiesto al governo di modificare la legge sullo sport e favorire gli investimenti privati: “Se non ci saranno dei cambiamenti – ha detto – non riusciremo ad attirare alcun partner”.

    Su questo punto il governo ha ceduto e sulle due squadre della capitale, le più famose e prestigiose a livello nazionale e internazionale, ci sarebbe già l’interesse di investitori europei. Nessuna anticipazione che possa pregiudicare le trattative in corso, ma è stato lo stesso primo ministro Vucic a confessare che su i due club hanno messo gli occhi i finanziatori di alcune delle grandi squadre del campionato tedesco.

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