Sequestro-lampo rag. di Berlusconi: '35 milioni per dossier Lodo Mondadori'
Sequestro lampo a scopo estorsivo, con l’offerta da parte dei malviventi di documenti utili ad alleggerire la posizione di Silvio Berlusconi nel caso Lodo-Mondadori. Giuseppe Spinelli, stretto collaboratore del Cavaliere (e noto alle cronache per i pagamenti cash alle Olgettine) è stato aggredito, a metà ottobre, in casa sua, e minacciato per tutta la notte (insieme alla moglie) con una pistola, da un gruppo di persone che ha chiesto all’ex premier – tramite, appunto, il suo cassiere –35 milioni di euro “in cambio di documentazione utile all’ex presidente del Consiglio nel processo sul Lodo Mondadori, in grado di ribaltare la sentenza civile d’Appello”.
La Polizia di Stato, a seguito di una serrata indagine, ha eseguito questa mattina sei arresti e varie perquisizioni disposte dalla direzione distrettuale antimafia.
A indagare sull’episodio sono state la sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Milano e la Squadra mobile. La questura di Milano conferma che si è trattato di “sequestro lampo a scopo di estorsione, avvenuto nel milanese la notte tra il 15 e il 16 ottobre”. Non risulta che sia stato pagato alcun riscatto. Mentre, secondo quanto dichiarato dai vertici della Squadra Mobile, la magistratura è stata informata nel pomeriggio del 17 ottobre, 30 ore dopo la fine del sequestro. E la denuncia formalizzata il 18.
LA BANDA – Spinelli e la moglie sono stati sentiti dai pm la mattina del 18 ottobre. La banda che ha fatto irruzione in casa Spinelli era composta da sei persone, anche se nell’appartamento, quella sera, erano due più un terzo che si è aggiunto dopo qualche ora. Le persone arrestate oggi sono sei: tre italiani e tre albanesi. Il regista è un pregiudicato di Bari, Francesco Leone, 51 anni, legato al clan Parisi. Leone è autore di una celebre rapina a fine anni ’80 alla Caripuglia di Bari, con bottino di 1 miliardo e 200 milioni di lire. Diventa pentito nel ’96, ma già nel ’97 i pm scelgono di non utilizzarlo nel processo per il Petruzzelli di Bari. Nel ’98 è di nuovo autore di rapine e gli viene revocato il programma di protezione. Nel 2000 viene arrestato per rapine e sequestri lampo a Roma (tentò di sequestrare un ufficiale dell’Aeronautica militare chiedendo 5 milioni di lire). Proprio per i sequestri lampo, viene condannato nel 2001 a 9 anni e 4 mesi. Insieme a lui Pierluigi Tranquilli, 34 anni, incensurato, arrestato dalla Mobile di Roma, fermato a un casello autostradale mentre era diretto in Toscana. Alessio Maier, classe 1966, nato a Como e residente a Malnate(Va), con precedenti per associazione a delinquere legati al traffico di auto rubate e a un giro di false finanziarie da cui partì un’indagine per truffa per cui fu arrestata anche la moglie di Franco Baresi, Maura Lari. Poi tre cittadini albanesi, tutti con precedenti penali: Ilirjan e Laurenc Tanko, Marjus Anuta.
IL SEQUESTRO - A riferire la dinamica del sequestro è il capo della Squadra Mobile di Milano, Alessandro Giuliano: “Secondo il racconto dello stesso Spinelli, mentre rientrava nella sua casa di Bresso il 15 ottobre, è stato aggredito da uomini incappucciati mentre la moglie gli apriva la porta di casa. Queste persone hanno costretto i coniugi a restare segregati per tutta la notte, fino alle 9 del mattino successivo, quando Spinelli ha potuto contattare direttamente Silvio Berlusconi. Che era consapevole di essere al telefono con il suo collaboratore mentre era sotto minaccia”. I primi momenti del sequestro sono concitati e i due coniugi vengono trattati con violenza, probabilmente per intimorirli (al ragioniere, nella colluttazione iniziale, vengono rotti gli occhiali). “Hanno afferrato mio marito – racconta Anna Rasconi, moglie di Spinelli agli inquirenti -, erano armati e travisati con passamontagna e lo hanno spinto dentro casa (…). Mi sono spaventata e ho urlato. Vedevo mio marito che perdeva sangue dalla bocca a causa dell’aggressione e gli occhiali di mio marito rotti a terra. In quel momento ho pensato che ci avrebbero ammazzato”.
IL RACCONTO DI SPINELLI – Dopo aver descritto la violenza e le intimidazioni della prima fase del sequestro (“Sono stato spinto a forza in casa”, “Mi hanno costretto a fare i miei bisogni con la porta aperta”), il ragioniere di Berlusconi racconta agli inquirenti le ragioni del sequestro. E questa fase del racconto inizia con l’arrivo in casa Spinelli del terzo sequestratore, intorno alle 2 di notte. “Il terzo uomo (quello che verrà incastrato dagli inquirenti per il dettaglio delle scarpe rosse con lacci neri, indossate anche allo stadio dove andava abitualmente a vedere il Milan, ndr), si è posizionato alle mie spalle e mi ha detto che avrei dovuto collaborare. Mi ha fatto vedere un foglio A4, un po’ ingiallito e sgualcito e su questo foglio c’era scritto quanto segue, almeno per quanto ricordo: “In alto Lodo Mondadori, De Benedetti, l’indicazione di due avvocati tra cui una donna, i nominativi dei magistrati (…), una cena di Fini con i magistrati di primo e secondo grado (…). Il terzo uomo mi ha detto che nel corso di questa cena Fini avrebbe parlato con i magistrati pregandoli di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi e che per questo gli sarebbe stato grato per tutta la vita. Voglio anticipare che quando ho raccontato questo fatto della cena a Ghedini e Berlusconi tutti e due si sono messi a ridere, precisando che non era nello stile di Fini e tutti e due propendevano per un falso. Devo aggiungere che sempre il terzo uomo, mentre io leggevo, sulla testata del divano ha messo una chiavetta e un dvd dicendomi che in quei supporti informatici c’erano 7 ore e 41 minuti di registrazione di cose che avrebbero danneggiato De Benedetti sempre in relazione al Lodo Mondadori”. Spinelli spiega di avere informato Berlusconi per primo, alle 7.55.
LA TELEFONATA A B. – Racconta Spinelli: “Mentre parlavo con lui (Berlusconi, ndr) mi trovavo in camera da letto senza mia moglie. Uno dei tre aggressori era al mio fianco, mentre l’altro era alle mie spalle. Entrambi volevano sentire il contenuto del colloquio. Ho detto a Berlusconi che la sera precedente, tardi, avevo avuto un appuntamento in un luogo non meglio precisato, dove io in quel momento mi trovavo. Gli dissi che il filmato che avevo visto era autentico e che le persone che avevano questo filmato erano disposte a cederlo solo in cambio di una grossa somma di denaro,l’equivalente del 6% di 560 milioni, cioè l’importo che la Fininvest era stata condannata a pagare. Io mi spesi molto con il Cavaliere dicendo che si doveva fidare di me e che conveniva pagare per questo filmato.
Evidentemente Berlusconi, che mi conosce da una vita e sa che io non mi permetto mai di insistere più di tanto, ha avuto qualche perplessità, tant’è che disse “le faccio telefonare dall’avvocato Ghedini e la telefonata finì lì”. Il Cavaliere e l’avvocato Ghedini, quindi, hanno preso tempo. Il ragioniere, appena rilasciato dai suoi sequestratori, alle 9 del mattino del 16 ottobre, è stato “prelevato” dagli uomini della scorta di Silvio Berlusconi.
Da quel giorno, oltre un mese fa, Spinelli vive sotto scorta in località segreta.Il sequestro finisce alle 9 del mattino del 16 ottobre. Il ragioniere, appena rilasciato, viene “prelevato” dagli uomini della scorta di Berlusconi. La segnalazione del reato arriva alla procura il 17 ottobre. E solo il 18 la denuncia formale. “E’ inusuale?”, chiede il cronista del Fatto Quotidiano ad Alessandro Giuliano, che si limita a rispondere: “Noi non facciamo statistiche”.
GLI AVVOCATI E LE REAZIONI - Sulla data della denuncia, però, gli avvocati di Berlusconi raccontano un’altra versione. “Quello che è certo è che Spinelli ha passato una bruttissima notte”, ha affermato l’avvocato Piero Longo, a margine del processo Ruby, in corso a Milano. Il legale ha confermato che il 16 ottobre, il giorno dopo il sequestro, lo studio Ghedini-Longo ha presentato denuncia alla procura milanese. Su twitter scrive “l’olgettina” Barbara Guerra, che veniva pagata in contanti ogni lunedì dal ragioniere: “Povero Spinellino, il mio tesssoro”. L’altro avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, spiega che “i malviventi non avevano in mano nulla” e anche lui glissa sui tempi della denuncia.
Tratto da ilfattoquotidiano.it