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Senza Neymar, il Brasile è squadra vera: nel nome di Gabriel Jesus, espulso per eccesso di generosità
È stata una finale molto combattiva che, al contrario della sonnolente premessa – un primo quarto d'ora nel quale, comunque, ha fatto meglio il Perù -, ha riservato sprazzi di gioco aperto ed equilibrato. Nulla a che vedere con la mattanza del 22 giugno, durante la fase ai gironi, quando i verdeoro traboccarono con un impetuoso 5-0. Tite e Gareca hanno schierato due nazionali speculari (4-2-3-1), ma la differenza tecnica non poteva lasciare indifferenti. Infatti ha vinto il Brasile, capace di giocare di più e meglio. Tantissime le volte in cui i giocatori verdeoro sono arrivati alle soglie dell'area di rigore, deprecabile il fatto che, anziché sfruttare la superiorità numerica o l'ottimo posizionamento dei compagni, abbiano optato per soluzioni individuali piuttosto ottuse. L'attività migliore del Perù è stato il pressing che si è visto sia all'inizio della gara, sia dall'ora di gioco in avanti. Sostenere che il Brasile abbia sofferto come accaduto contro l'Argentina sarebbe troppo, ma è un fatto che la partita sia cambiata nella sua concezione tattica. Se per quararanta minuti l'aveva fatta il Brasile, il resto è stata ripartenza con Firmino, Coutinho e Gabriel Jesus. Il quale, però, ha rovinato la sua prestazione con il secondo giallo che gli ha inflitto l'arbitro cileno Tobar, mostrandogli la via degli spogliatoi.
A quel punto il c.t. Tite ha ripiegato sul 4-4-1, togliendo però, in rapida sequenza, Firmino per Richarlison e Coutinho per il difensore Eder Militao. Sistema di gioco rettificato e con giocatori prettamente difensivi. Gareca, invece, ha progressivamente tolto i centrocampisti per inserire esterni ed attaccanti. La partita è diventata spigolosa e approssimativa con il Brasile impegnato a far giocare il meno possibile l'avversario e il Perù che ha buttato palla in avanti nella speranza di poter avvicinare la porta nel più breve tempo possibile. La svolta c'è stata a due minuti dalla fine, quando Everton è penetrato in area ed è stato steso con una spallata da Zambrano. Il difensore sarebbe dovuto essere espulso per via della seconda ammonizione, ma l'arbitro, per il resto bravissimo, ha sorvolato, come l'intero Maracanà. A quel punto l'importante era solo che Richarlison, incaricato della trasformazione, segnasse. Quando l'ha fatto è partita la festa che a difficilmente si fermerà prima di qualche giorno. Brasile e Coppa America è l'ultimo binomio vincente.