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Senza Cerci, Ventura cambia il Torino: ecco come
L'aveva detto chiaramente: “Senza Cerci dovremo cambiare completamente il nostro modo di giocare”. Lo farà. Giampiero Ventura è pronto a ridisegnare l'undici granata. Lo è anche la sua truppa? Sì, perchè il mister non si è certo fatto trovare impreparato dalla partenza del suo pupillo calcistico, mostrando in questo senso una maggior capacità di programmazione rispetto ai suoi stessi datori di lavoro.
L'IMPORTANZA DEGLI ESTERNI - La prova generale per il Toro del dopo-Cerci è iniziata con lo stesso passaggio al 5-3-2. Lo spostamento del talento romano dall'ala destra a quel ruolo di “finta punta” libera di svariare era il preludio a un sistema di gioco in cui Cerci fosse sostituibile, semplicemente, con un'altra punta. Certo, l'attaccante che è arrivato al suo posto (Amauri) ha caratteristiche non solo diverse, ma diametralmente opposto rispetto a quelle del fantasista. Ma non ci sono problemi, grazie agli esterni che cambieranno il loro gioco in fase offensiva. Molinaro è da sempre un terzino d'attacco, idem Bruno Peres, mentre Darmian lo è diventato nel tempo con la sua impressionante crescita: a loro il compito di rifornire di cross l'ariete d'area, tipologia di giocatore che Ventura stesso aveva eliminato ai tempi di Bianchi, e che ora riabbraccia.
SERVONO I GOL DI TUTTI - Ma anche gli interni di centrocampo, Sanchez Miňo su tutti (è nato laterale), sono istruiti ad allargare il gioco sulle fasce. Meno vie centrali e più corsie laterali, meno ripartenze e più costruzione, meno rapidità e più – si spera – incisività: questi i tratti che cambieranno nel Toro di Amauri. Non a caso, Ventura ripone grande fiducia – finora non ripagata – in Larrondo, alter-ego perfetto per l'italobrasiliano, e in Barreto come vice- Quagliarella. Con Josef Martinez pronto a sparigliare gli accoppiamenti. I 35 gol della funambolica coppia dello scorso anno saranno difficilmente ripetibili, ma si spera che le sponde del nuovo centravanti accrescano il bottino degli altri: lo scorso anno, 1 gol in 3 fra Larrondo, Barreto e Meggiorini.
L'IMPORTANZA DEGLI ESTERNI - La prova generale per il Toro del dopo-Cerci è iniziata con lo stesso passaggio al 5-3-2. Lo spostamento del talento romano dall'ala destra a quel ruolo di “finta punta” libera di svariare era il preludio a un sistema di gioco in cui Cerci fosse sostituibile, semplicemente, con un'altra punta. Certo, l'attaccante che è arrivato al suo posto (Amauri) ha caratteristiche non solo diverse, ma diametralmente opposto rispetto a quelle del fantasista. Ma non ci sono problemi, grazie agli esterni che cambieranno il loro gioco in fase offensiva. Molinaro è da sempre un terzino d'attacco, idem Bruno Peres, mentre Darmian lo è diventato nel tempo con la sua impressionante crescita: a loro il compito di rifornire di cross l'ariete d'area, tipologia di giocatore che Ventura stesso aveva eliminato ai tempi di Bianchi, e che ora riabbraccia.
SERVONO I GOL DI TUTTI - Ma anche gli interni di centrocampo, Sanchez Miňo su tutti (è nato laterale), sono istruiti ad allargare il gioco sulle fasce. Meno vie centrali e più corsie laterali, meno ripartenze e più costruzione, meno rapidità e più – si spera – incisività: questi i tratti che cambieranno nel Toro di Amauri. Non a caso, Ventura ripone grande fiducia – finora non ripagata – in Larrondo, alter-ego perfetto per l'italobrasiliano, e in Barreto come vice- Quagliarella. Con Josef Martinez pronto a sparigliare gli accoppiamenti. I 35 gol della funambolica coppia dello scorso anno saranno difficilmente ripetibili, ma si spera che le sponde del nuovo centravanti accrescano il bottino degli altri: lo scorso anno, 1 gol in 3 fra Larrondo, Barreto e Meggiorini.