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    Semplici, eroe di Ferrara: la vittoria di un uomo semplice, mai banale

    Semplici, eroe di Ferrara: la vittoria di un uomo semplice, mai banale

    • Furio Zara
    Leonardo Semplici ha vinto il suo personalissimo scudetto. L’ha fatto salvando la Spal. Ultima delle imprese di questo tecnico toscano, debuttante in serie A a cinquant’anni, che si è presentato alla ribalta con il profilo basso e la consapevolezza di non essere arrivato nell’élite per caso. Bisogna tenere a mente questa data: 8 dicembre 2014. Semplici arriva alla Spal, società che in quel momento sta arrancando in Lega Pro. Prende il posto di Oscar Brevi, raccoglie una squadra al 12° posto. L’inizio è da incubo: sconfitta 2-0 contro la Carrarese, contestazione feroce. La Ferrara del calcio vive anni bui, è reduce da fallimenti e sogni di gloria riposti subito nel cassetto. Il Mazza è semideserto, allo stadio vanno in due-tre mila, senza grandi aspettative, come si va a fare la passeggiata in centro dopo pranzo. Semplici ai tifosi non promette nulla, chiede solo una cosa: «Lasciatemi lavorare». Viene da tre anni in cui ha operato nel settore giovanile della Fiorentina, la squadra della sua città. Prima aveva allenato due piazze nobili come Arezzo e Pisa, ma era finita male: esonerato in entrambi i casi.

    Eppure aveva cominciato col botto: tre promozioni in quattro anni con il Figline, portato dall’Eccellenza alla Lega Pro. Quando arriva a Ferrara ha già 46 anni. Non sono pochi. Anche lui capisce che è l’ultima occasione. Quell’anno arriva 4° nel girone B della Lega Pro. La squadra lo segue, l’inizio è incoraggiante, la società decide di puntare su di lui. Il resto è storia. Al primo anno vero alla guida della Spal Semplici centra la promozione, arrivando primo. La serie B scalda la città. I ferraresi tornano allo stadio. Tifare Spal è sempre stato un motivo di orgoglio, ora diventa un modo per condividere un sogno. 2016-17: il capolavoro. La Spal vince anche il campionato di B. E’ la squadra di Meret, Lazzari, Antenucci, che segna 18 gol, Floccari che arriva a gennaio ed è decisivo, Schiattarella, Zigoni, Bonifazi, Vicari, Beghetto, Gasparetto, Mora, uomo-simbolo della rinascita. La città ritrova la serie A dopo quarantanove anni. La proprietà (Colombarini) è solida, si può pensare di mettere radici nonostante il budget sia tra i più bassi della serie A. Ed è qui che Semplici centra il suo scudetto.

    Lo sappiamo: la Spal si salva all’ultima giornata, battendo 3-1 la Sampdoria. Ma la salvezza è (stra)meritata. Ed arriva grazie al gruppo storico (Lazzari, Antenucci, Vicari, Schiattarella), rinforzato da giocatori che entrano subito in sintonia con l’ambiente (Mattiello, Paloschi, Viviani, Kurtic e Cionek arrivati a gennaio) a differenza di altri (Borriello su tutti) che si emarginano da soli. Il calcio di Semplici è essenziale, ma non banale: 3-5-2, difesa coperta, un regista puro (Viviani o Schiattarella), la manovra che si snoda sulle fasce con due esterni che spingono molto (Lazzari e Mattiello/Costa), due punte, una di riferimento (Paloschi) e una di complemento (Antenucci). Il meccanismo funziona a meraviglia. La Spal raccoglie punti dove può e dove sa. Impone il pari casalingo a Juve e Inter, va a pareggiare a casa Lazio (alla fine i pareggi saranno 14), vince (8 volte) quando deve vincere (decisive le vittorie col Bologna in casa, fuori a Crotone e Benevento). Semplici valorizza giocatori che garantiranno notevoli plusvalenze: uno su tutti, Lazzari. Semplici soprattutto riporta Ferrara al Mazza. Che quasi ad ogni partita fa registrare il tutto esaurito, attestandosi sulle 12.000 presenze fisse. In questi giorni stanno iniziando i lavori per il nuovo stadio: 8 milioni di costo, 16.000 posti, tutti al coperto. E’ questa la sua (grande) vittoria. E’ questo che si deve pesare quando si valuta il lavoro di un allenatore.

    Ora Semplici è davanti ad un bivio. Continuare a crescere con la Spal o tentare il salto diqualità, in una squadra di fascia più alta. Qualsiasi cosa decida di fare, gli va reso un merito: ha ridato il calcio a Ferrara, ha riacceso l’amore di una piazza, ha scritto la storia di un club che vivacchiava in periferia e ora ha scoperto di poter stare nell’élite del calcio italiano. Tutto questo è (anche) merito di Leo Semplici.

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