Seconde squadre, è già tutto da rifare?
IL CONFRONTO - Perché il progetto delle seconde squadre è nato sotto una cattiva stella, imposto alla Lega Pro in una fase di commissariamento della Figc, tra un passo avanti ed uno indietro infine è partito con una sola società in grado di aderire nonostante le tante difficoltà: la Juventus. Ed anche i parametri con cui è stata definita la partecipazione della seconda squadra sono stati imposti da chi non conosce il contesto di partenza, la serie C appunto: è questo in estrema sintesi il messaggio di Gabriele Gravina, presidente Figc, e Gabriele Ghirelli, presidente Lega Pro. Per quanto Gravina continui ad appoggiare questa novità, fortemente voluta soprattutto da alcune realtà ben rappresentate da Andrea Agnelli, Federico Cherubini e Giuseppe Marotta, ma anche Demetrio Albertini: per aiutare il movimento italiano ad uscire dalla crisi e tornare a competere all pari con le altre federazioni, le seconde squadre sono una via imprescindibile. Almeno secondo i vertici del nostro calcio. Anche se il progetto va cambiato e rilanciato: insomma, servono nuove leggi e servono subito. A cominciare dall'età massima, ma non solo. Nuove norme le vorrebbero pure le realtà di serie A.
LA DISTANZA - Quello che manca, però, è il vero dialogo. Mettere d'accordo interessi di società che fanno parte di tre leghe diverse è complicato, il plotone di chi alla base non creda nella reale riuscita di questa fusione è ancora nutrito ed è stato ben rappresentato da Gianfranco Andreoletti, presidente dell'AlbinoLeffe questa mattina. La conclusione? Non si torna indietro. Ma per riuscire ad andare avanti è già quasi tutto da rifare.